SONGHUAJIANG SHANG

Jin Shan

Scen.: Jin Shan. F.: Yang Jiming, Chen Minhun. M.: Shen Jialun, Guan Zhibin. Scgf.: Gao Min. Mus.: Li Weicai. Int.: Zhang Ruifang (la ragazza), Wang Renlu (il ragazzo), Zhou Diao (il guerrigliero), Pu Ke (il nonno), Zhu Wenshun (il padre), Fang Hua (la madre). Prod.: Changchun Films Productions. DCP. D.: 119’.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Dopo la liberazione di Changchun da parte dell’esercito sovietico, i ben attrezzati Manying Film Studios furono rilevati dai comunisti cinesi di Yenan che li ribattezzarono The North-East Film Studio (Studi cinematografici del Nord-Est). Nell’estate del 1946 i nazionalisti lanciarono una grande offensiva nella regione e assunsero il controllo della città, dove presto fondarono la Changchun Film Productions e affidarono la regia del primo film, Songhuajiang Shang, al celebre attore Jin Shan (1911-1982). Dato che Shan era noto per le sue attività anti-giapponesi, pochi erano inclini a rivelare che era stato un membro clandestino del Partito comunista fin dagli anni Trenta. L’interprete principale, Zhang Ruifang (1918-2012), con la sua aria giovane e innocente era in realtà un’attrice teatrale navigata. Completato nell’autunno del 1947 e proiettato a novembre a Shanghai, il film fu un grande successo e ricevette buone recensioni.

La storia prende avvio alla vigilia del 18 settembre 1931, il giorno dell’invasione giapponese della Manciuria, e contrappone la vita quotidiana della gente comune alle attività della resistenza. I primi venti minuti, ambientati alla fine dell’estate in un villaggio sul fiume Sungari, sono una parentesi di pura felicità, mentre la seconda parte mette in luce le sofferenze degli abitanti sotto l’occupazione giapponese fino alla liberazione da parte di un gruppo di guerriglieri indomiti. Le lunghe sequenze girate in esterni in cui protagonisti sono ripresi molto da lontano sono insolite per la cinematografia cinese dell’epoca.

Marie Claire Kuo e Kuo Kwan Leung

La Manciuria fu la prima area a essere liberata dall’occupazione giapponese, e questo fu il primo di tre film prodotti da una nuova compagnia in uno studio allestito per girare film di propaganda giapponesi. Il regista/sceneggiatore/montatore Jin Shan era celebre soprattutto per aver interpretato il fantasma nel film di MaXu Weibang Yeban Gesheng (Il canto di mezzanotte), 1937, una versione del Fantasma dell’opera), ma il lirismo delle scene iniziali di questo film rivela un regista con una speciale attitudine, ‘alla Dovženko’, per il realismo poetico. Il prosieguo del film mette in luce una padronanza delle ellissi narrative e degli spazi fuori campo, mentre le scene finali che ritraggono una rivolta anti-giapponese in una miniera di carbone sono destinate a fare da modello alle tante future descrizioni di lotte di massa nel cinema cinese.

La storia abbraccia il periodo compreso tra il 1931, segnato dall’arrivo dell’esercito giapponese, e i primi anni Quaranta, quando la resistenza cinese inizia a guadagnare terreno in maniera significativa. Narrazioni di carattere storico cronologicamente scandite come questa erano già un caposaldo del cinema cinese di sinistra, e Jin segue le convenzioni ancorando la storia a pochi personaggi centrali: una famiglia, due giovani innamorati, un combattente della resistenza. L’enfasi posta sulle tragedie e gli ostacoli è piuttosto inesorabile, ma Jin riesce a compensarla rispettando l’umanità della giovane coppia, e dalla sua regia traspare un calore palpabile. Dopo le riprese il regista e l’attrice principale Zhang Ruifang intrecciarono una breve relazione, ma le loro carriere presero presto strade diverse. Lei divenne una grande dame del cinema comunista; lui tornò a dedicarsi al teatro e fino al 1956 non gli fu consentito di dirigere altri film.

Tony Rayns

 

Intervista a Marie Claire Kuo curatrice della rassegna

Copia proveniente da

Copia messa a disposizione da Wu Xingzai