MONSIEUR BEAUCAIRE

Sydney Olcott

R.: Sydney Olcott. S.: dal romanzo di Booth Tarkington. Sc.: Forrest Halsey. F.: Harry Fischbeck. Scgf.: Natasha Rambova. C.: George Barbier. In.: Rudolph Valentino (duca di Chartres/Monsieur Beaucaire), Bebe Daniels (principessa Henriette), Lois Wilson (Regina di Francia), Doris Kenyon (Lady Mary), Lowell Sherman (Re Luigi XV°), Paulette Duval (Madame Pompadour), John Davidson (Richelieu), Oswald Yorke (Miropoix), Flora Finch (Duchessa di Montmorency), Louis Waller (François), Ian Mac Laren (Duca di Winterset), Frank Shannon (Badger), Templar Powell (Molyneux), H. Cooper Cliffe (Beau Nash), Downing Clarke (Lord Chesterfield), Yvonne Hughes (Duchessa di Flauhaut), Harry Lee (Voltaire), Florence O’Denishawn (Colombine), André Daven (fratello di Beaucaire). P.: Famous Plauers-Lasky. D.: Paramount. L.. 3028 m., D.: 130’ a 20 f/s

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

“È un film cattivo Monsieur Beaucaire, è un film lucidamente votato al ridicolo (ma un ridicolo assai meno ilare di quanto vorrà la parodia che ne farà Gene Kelly in Cantando sotto la pioggia). Valentino sparisce dentro la maschera, dietro le molte maschere di questo intemperante cortigiano della corte di Luigi XV. E’ un duca di Chartres che si finge barbiere, che da barbiere si finge nobile, che prima viene smascherato della sua falsa maschera e poi di quella vera, e riconsegnato infine al suo ruolo d’origine: quasi una vertigine del trucco e dell’inganno, gran bel materiale da commedia irrigidito dai tableaux della regia di Sidney Olcott. Rambova concentra sui costumi il suo solito estro, riesce a inventare ricami déco per marsine secentesche, ma il suo primo impegno sembra fare di Valentino una sorta di sinistro giullare: incipriato, con la parrucca bianca, i nei, la bocca a cuore, appoggiato ad un liuto di dimensioni esagerate, ripreso in controluce da dietro le quinte di un piccolo palcoscenico di corte, esposto (più che mai burattino) allo sguardo di un pubblico femminile incipriato e imparruccato non diversamente da lui.

[…] Nonostante il finale lieto e riparatore, Monsieur Beaucaire resta il più tetro, il più perverso dei film di Valentino”.

Paola Cristalli, Rodolfo Valentino: lo schermo della passione, Ancona, Transeuropa, 1996

 

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