L’onorevole Angelina

Luigi Zampa

Sog.: Piero Tellini, Susi D’Amico [Suso Cecchi D’Amico], Luigi Zampa; Scen: Piero Tellini, Susi D’Amico [Suso Cecchi D’Amico], Luigi Zampa, Anna Magnani; F.: (1,33:1) Mario Craveri; Mo.: Eraldo Da Roma; Scgf.: Piero Filippone, Luigi Gervasi (Ass.); Mu.: Enzo Masetti; Ar.: Antonio Altoviti, Emilio Eletto; Int.: Anna Magnani (Angela Bianchi detta Angelina), Nando Bruno (Pasquale Bianchi), Ave Ninchi (Carmela), Maria Grazia Francia (Annetta, la figlia di Angelina), Franco Zeffirelli (Filippo Garrone), Ernesto Almirante (Luigi), Armando Migliari (Callisto Garrone), Marco Tulli (Marco, il cameriere); Prod.: Lux Film, Ora Film; v.c. n. 3138 del 20.09.47; Pri. pro.: 12 novembre 1947. 35mm. L.: 2524 m. D.: 92’. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Angelina, moglie di un vicebrigadiere e madre di cinque figli, guida le donne esasperate di una borgata romana ad azioni contro borsari neri e palazzinari; sfida la polizia, ed è tentata di scendere in politica. Finale aperto, che dalla critica impegnata è sempre stato giudicato un ritorno all’ordine, e invece non lo è.

Dopo il neorealismo timido di Un americano in vacanza e Vivere in pace, Zampa cambia metodo e gira il suo primo film importante. Aperto da un maestoso piano sequenza, mostra anche una consapevolezza stilistica di solito negata al regista romano. Che, con i fidi Tellini e Cecchi D’Amico, si ispira a un fatto di cronaca, e offre ad Anna Magnani (in uno dei suoi rari credits come co-sceneggiatrice) un ruolo in linea con il suo personaggio postbellico di popolana intraprendente. Qui molto più sovversivo: il lm diventerà “quasi un cult presso vari gruppi degli anni Settanta, che vi vedono l’antecedente degli ‘espropri proletari’” (Pellizzari).

Nel piglio civile, trascinante, senza eufemismi, viene fuori l’anima di un grande regista. Notevole, inoltre, come Zampa storicizzi il neorealismo rappresentando giornalisti e fotografi borghesi che curiosano tra le baracche e vengono presi a male parole dagli abitanti. È una mise en abyme, un’autocritica metalinguistica, una dichiarazione morale.

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