Fuori Cinema | Film in TV (ma da vedere) _ mercoledì 6 maggio
In vista dell’anniversario dell’omicidio di Aldo Moro, avvenuto il 9 maggio 1978, Andrea Purgatori dedica uno speciale su La7 dedicato al leader della DC, rapito dalle Brigate Rosse. A seguire, Todo Modo, il film che Elio Petri trasse nel 1976 dal romanzo di Leonardo Sciascia, capace di presagire l’imminente clima di violenza.
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IL MEDICO DEI PAZZI (1954, 84 min) di Mario Mattoli
[Rai Movie (canale 24), ore 19.35]
E concludiamo la trilogia Totò-Scarpetta. Dopo avervi segnalato Miseria e nobiltà e Il turco napoletano, ecco Il medico dei pazzi. Questa volta Totò / Felice Sciosciammocca è il sindaco di un paesello nel napoletano che decide di fare una sortita nel capoluogo, per vedere un po’ come procedono gli studi in medicina dello sfaticato nipote, il quale pensa bene di far credere allo zio che la Pensione Stella sia in realtà un’avveniristica struttura psichiatrica da lui creata. Naturalmente, la galleria di pazzi (non certificati, sia ben chiaro!) che popola la Pensione Stella si presta alla perfezione al gioco dell’equivoco: saranno tutti sani questi pazzi o saranno tutti pazzi questi sani? Un’ultima annotazione, valida per tutta la trilogia: per chi pensa che le scene abbiano ancora un valore, la creazione delle ambientazioni napoletane è degna della grande tradizione teatrale partenopea.
(A.R.)
Approfondimenti
Nel 2014, il compositore Giorgio Battistelli mise in musica Il medico dei pazzi, che debuttò a Nancy all’Opéra National de Lorraine.
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LADY HENDERSON PRESENTA (Mrs Henderson Presents, 2005, 103 min) di Stephen Frears
[La7d (canale 29), ore 21.30]
“We Never Closed”: il Windmill Theatre fu l’unico teatro di Londra a rimanere aperto durante la Seconda Guerra Mondiale ma doveva la sua rinascita al fatto di essere stato acquistato nel 1931 da Laura Henderson (Judi Dench), ricca vedova dalla personalità forte e anticonformista che ne affidò la gestione al direttore artistico Van Damm (Bob Hoskins), sfidando la censura perché non esitò a mettere in scena ragazze senza veli. Rievocando la storia dagli anni ’30, Frears tira le fila di questa deliziosa e arguta commedia musicale con il senso del ritmo, lo humour e la malizia che gli sono peculiari. La ragione segreta che si cela dietro la volontà di Lady Henderson di sfidare la morale corrente, introduce anche una nota di mélo che non guasta. I duetti Dench-Hoskins sono magnifici. Girato negli studi di Shepperton. Il teatro continuò la sua attività anche dopo la scomparsa di Lady Henderson e fu a lungo un vivaio di talenti, quali Peter Sellers e Kenneth More.
(R.C.)
Approfondimenti
Antologia della critica italiana sul film; sito italiano del film; interviste video a Stephen Frears e alla produttrice (in inglese) e a Judi Dench e Stephen Frears (in inglese).
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TODO MODO (1976, 125 min) di Elio Petri
[La7 (canale 7), mezzanotte]
“Quando girammo Todo Modo, Volonté divenne evanescente, camminava come se fosse sulle nuvole, parlava a bassa voce, non ti guardava negli occhi, tutto preso com’era dal personaggio di Moro. A nessuno venne in mente di constatare che in fondo, nel film, ci voleva un certo coraggio a prendere un uomo politico, analizzare il suo comportamento face-to-face, e trasformarlo nella maschera dello sfascio, della catastrofe”. Con queste parole – e l’amara considerazione di aver dato vita a un personaggio e a un film incompresi – Elio Petri ricordava, in una pagina di diario, la simbiosi raggiunta tra uno degli attori-simbolo del suo cinema, Gian Maria Volonté, e il personaggio politico più importante del momento, a cui Volonté non aveva semplicemente prestato il volto, ma dato letteralmente carne e ossa sul grande schermo: il segretario della Democrazia Cristiana, fautore del compromesso storico, Aldo Moro, a pochi mesi dal suo sequestro e il suo assassinio da parte delle Brigate Rosse. Un film che si inserisce a pieno titolo in quell’indefinito – eppure chiarissimo – filone del cinema italiano capace di anticipare e profetizzare fatti centrali della nostra storia: è del 1974 il romanzo Todo Modo, in cui Leonardo Sciascia raduna in isolati momenti di “esercizi spirituali” i notabili dell’Italia dell’epoca, rinchiudendoli in una sorta di prigione dorata dove la morte (violenta) si fa improvvisamente padrona del campo. Due anni dopo – il film esce nell’aprile del 1976 – Elio Petri realizza il suo Todo modo, affidando appunto a Gian Maria Volonté quella che, nella stessa pagina di diario, descrive come “una maschera che simboleggiasse tutti i democristiani” e affiancandogli un inusuale e sorprendente Marcello Mastroianni nel ruolo del prete Don Gaetano, vero cardine del romanzo di Sciascia. Un film scomodo fin da subito, un film che diviene maledetto dopo il Caso Moro (il leader della DC viene sequestrato il 16 marzo 1978), che ne decreta di fatto la sparizione e un oblio lungo quasi quarant’anni.
Approfondimenti
Lo speciale dedicato al film sul sito della distribuzione Cineteca di Bologna; un approfondimento dall’Archivio Calendoli.
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Dalla mattina di giovedì 7 maggio
DESERTO ROSSO (1964, 120 min) di Michelangelo Antonioni
[Cine34 (canale 34), ore 6]
Antonioni a colori. È il film che Pasolini mirabilmente commentò parlando di “soggettiva libera indiretta”. Lo spettatore partecipa alla visione straniata della protagonista, nevrotica. Tutto lo stile del film si conforma dunque a questa distorsione e infiltra un disagio, una tensione senza pari. Antonioni diventa pittore iperrealista.
(Roy Menarini da “Cineteca” dell’ottobre 2003)
Approfondimenti
Il film è girato tra Emilia e Romagna; un ritratto di Michelangelo Antonioni.
LA RAGAZZA DEL PALIO (1957, 102 min) di Luigi Zampa
[Rai Movie (canale 24), ore 9]
Un Technicolor turistico che s’allunga pigro tra città e campagne toscane. Dirige Luigi Zampa, ‘all’americana’: restando nello stretto perimetro del genere, guarda più a Tre soldi nella fontana che a Souvenir d’Italie (o a una gemma monicelliana come Donatella). Figura dominante è l’antifrasi, o più banalmente l’equivoco: Diana Dors (la tenera Marilyn d’Inghilterra) arriva a Siena sotto scrosci torrenziali di pioggia, e alla radio cantano Chist’è ‘o paese do sole; Vittorio Gassman (doppiato da Emilio Cigoli!) è un principe perdigiorno con spiderino rosso e magione di famiglia, ma non ha una lira; lei fa credere che la sua famiglia è nel petrolio, in realtà suo padre ha una pompa di benzina… Apoteosi e crollo dello schema: da texana con qualche pratica di rodeo, Diana salta in sella a un cavallo e vince davvero il Palio. Pietre antiche, stradine, piazze, torri, colline verdi e dorate, pergolati, Rinascimento e tovaglie a quadri. Tutto è cartolina, certo, e che male c’è? Oggi è uno schermo panoramico che si spalanca su un paese che non c’è più, e tra le gugliate larghe d’un canovaccio di routine (comico-romantica) s’insinua lo stupore dei luoghi che abbiamo perduto.
(P.C.)
Approfondimenti
La storia della vera ragazza del Palio e i suoi ricordi; un profilo del regista in occasione di una retrospettica alla Cinémathèque française; la (feroce) critica italiana dell’epoca; un corto documentario di Luciano Emmer sul Palio, di pochi anni successivo al film.