02/07/2016

ALLA RISCOPERTA DI CARL LAEMMLE JR.

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Il giorno del suo ventunesimo compleanno, Carl Laemmle Jr. ricevette un regalo tanto sontuoso quanto gravoso: la direzione di una delle più importanti case di produzione cinematografiche al mondo, la Universal Pictures, fondata dal padre.

La sua stagione durò poco, appena otto anni, dal 1928 al 1936, quando alcuni clamorosi fiaschi fecero cadere la Universal nelle mani dei creditori. Laemmle abbandonò allora il mondo del cinema e non vi fece mai più ritorno.

La sua figura, ai tempi mal considerata, è in realtà centrale, poiché si trovò ad operare nel periodo di maggiori trasformazioni che l’industria cinematografica dovette attraversare.

Laemmle dovette gestire il passaggio dal muto al sonoro, cominciato nel 1927, e la sua produzione è ricca infatti sia di silent movies che di talkies. Per tentare di intercettare la più ampia porzione di pubblico possibile, per diverso tempo realizzò entrambi i tipi di film: ad esempio, produsse contemporaneamente The last warning, un giallo muto che ricorreva a tutti gli stratagemmi di quel tipo di cinema, e King of jazz, film privo di storia e quasi di dialoghi tutto incentrato sui numeri musicali.

Questo non fu però l’unico cambiamento che la Universal di Leammle dovette affrontare. Negli anni ’20, e ancor più nei primi anni del sonoro, il cinema americano era particolarmente sfacciato: i sottintesi erotici erano spesso piuttosto espliciti, molti personaggi femminili esibivano con disinvoltura il proprio corpo, e la moralità degli eroi era spesso discutibile. Accusata da più parti di corrompere il suo pubblico, la Motion Picture Association of America, presieduta dal presbitero Will H. Hays, si dotò di un codice che indicava tutto ciò che non poteva essere mostrato (profanità, mescolanza razziale, traffico di droghe, qualunque accenno alla nudità…) e ciò che bisognava trattare con estrema attenzione (prostituzione, uomini e donne nello stesso letto, empatia per i criminali, armi e violenza, la rappresentazione della bandiera e delle istituzioni…). Promulgato nel 1930, occorsero alcuni anni perché venisse accolto pienamente, e fu solo dal 1934 che divenne un vero e proprio regolamento. Così, nella produzione di Leammle si può constatare la transizione da un cinema libero e disinibito a forme espressive sempre più castigate o, nelle mani di registi particolarmente capaci, metaforiche. I film che produsse nel 1926 sembrano venire da un altro mondo rispetto a quelli del 1936.

Chiunque facesse cinema in quegli anni dovette affrontare questa doppia trasformazione, ma Leammle fu l’unico la cui carriera vi coincise esattamente. Proprio per questa la sua opera merita particolare attenzione. E se la fama di una parte della sua produzione non è mai scemata (basti pensare che a lui si devono i celeberrimi film di mostri della Universal, dai Frankenstein ai Dracula), per comprendere fino in fondo la centralità di Leammle è necessario riscoprire anche i film considerati minori, tutti diversissimi tra loro. Non solo perché Junior, com’era chiamato in maniera quasi dispregiativa dai colleghi, portò la Universal Pictures ad ampliare e arricchire la propria produzione, ma anche perché lui, volontariamente o meno, fu una delle figure chiave durante quello che fu un vero e proprio passaggio d’epoca. Gli anni di Leammle junior, come è stata chiamata la sezione a lui dedicata durante il Cinema Ritrovato, sono gli anni in cui muore un modo di fare cinema e ne nasce uno nuovo, e che il nostro Carl Laemmle Jr. visse e, un po’ per caso, incarnò meglio di chiunque altro.

Marcello Bonini, Il Cinema Ritrovato News

 

Vai alla sezione del festival Universal Pictures: gli anni di Laemmle Junior.