Il Cinema Ritrovato: appuntamenti in evidenza di domenica 26 giugno
Cento anni fa: Krazy Serial 1916
Sala Mastroianni, ore 9
Primo appuntamento con il Krazy serial ideato da Mariann Lewinsky all’interno della sezione dedicata ai film del 1916. Non un serial vero e proprio, anche se il nucleo centrale è costituito dal serial parodico di Jacques Feyder Le Pied qui étreint, ma sei programmi costruiti, con gesto dadaista, attraverso il libero assemblaggio. Non a caso, perché numi ispiratori ne sono il Krazy Kat di George Herriman (in verità Topo Ignazio lanciò il primo mattone sulla testa di Krazy Kat all’alba del 1910, ma la prima, gloriosa striscia domenicale a tutta pagina apparve il 23 aprile 1916) e il Dadaismo. Nel primo programma, intitolato Parodia / Ready Made, s i passa dall’episodio 1 all’episodio 1777 di Le Pied qui étreint, in cui Feyder si prende chiaramente gioco dei serial alla Perils of Pauline, e si prosegue con Les Gaz mortels di Abel Gance.
The Film Foundation’s World Cinema Project
Feng gui lai de ren di Hou Hsiao-hsien
Sala Scorsese, ore 11
Per il nono anno consecutivo Il Cinema Ritrovato dedica uno spazio importante alle cinematografie del mondo grazie ai restauri del World Cinema Project, un progetto speciale di Martin Scorsese nato in seno a The Film Foundation. Due i restauri promossi e sostenuti insieme alla Cinémathèque Royale de Belgique: I ragazzi di Feng Kuei di Hou Hsiao-hsien e Taipei Story di Edward Yang (in programma lunedì 27), due opere fondanti della nouvelle vague taiwanese. I ragazzi di Feng Kuei è un film fondamentale per il cinema cinese perché Hou Hsiao-hsien “seppe rivoluzionarne la compr ensione e la visione del mondo, e superando le impasse del classicismo e del modernismo d’importazione definì la possibilità di un nuovo e originale punto di vista sul mondo contemporaneo” (Olivier Assayas). Il film sarà introdotto in sala da Nicola Mazzanti (Cinémathèque Royale de Belgique).
Lezione di Cinema: Bertrand Tavernier
Sala Auditorium, ore 12
Dopo aver inaugurato il Festival con il suo Voyage à travers le cinéma français, in cui con le doti d’irresistibile affabulatore che lo contraddistinguono ci trascina in un viaggio personale e divertente alla scoperta del cinema e dei cineasti francesi che hanno costellato la sua vita, Bertrand Tavernier incontra il pubblico del Cinema Ritrovato per una Lezione di Cinema che ripercorre le tappe di una carriera avviata negli anni Sessanta come critico cinematografico e felicemente proseguita dietro la macchina da presa. Mezzo secolo di cinema e di amore per il cinema. Dialoga con il regista, Gian Luca Farinelli.
Technicolor & Co.: Marnie
Due o tre cose che so di Marnie: lezione di cinema di Jean Douchet
Cinema Arlecchino, ore 14.15, e Sala Auditorium, ore 17
Ci sono film che non possiamo immaginare in bianco e nero, in cui il dramma, la comicità, la tensione, il ritmo sono intessuti dal colore, che diviene uno degli attori protagonisti. Marnie è il cappotto verde di Tippi Hedren, la sottoveste appena celeste che Sean Connery le strappa, la borsetta gialla stretta tra le mani, e naturalmente il biondo ‘à la Hitchcock’ dei suoi capelli. Tutti colori che potremo apprezzare nelle tonalità autentiche della co pia originale 35mm dye transfer Technicolor proveniente dalla Academy Film Archive per concessione di Universal. Nel corso della sua Lezione di Cinema, il noto critico francese Jean Douchet ci proporrà la sua analisi i Marnie.
Ritrovati e Restaurati: Who’s Crazy? Il film ritrovato con le musiche di Ornette Coleman
Sala Scorsese, ore 14.30
Ritrovato e Restaurato: definizione perfetta per Who’s Crazy? di Thomas White. Girato in Belgio nel 1965, fonde in sé due improvvisazioni: quella dei componenti del Living Theatre (senza Judith Malina e Julian Beck) e quella di Ornette Coleman, considerato il padre del free jazz, che con il suo trio (che, oltre allo stesso Coleman al sax, include David Izenzon al contrabbasso e Charles Moffett alla batteria) registra in due giorni l’incredibile colonna sonora. Dopo la proiezione di Cannes del 1966 il film scompare e fino al 2015 lo si considera perduto. Alla morte di Coleman, Vanessa McDonnell, regista, fondatrice della Grand Motel Film e fan del musicista, si mette alla ricerca del film. Rintraccia avventurosamente White e scopre che la pellicola proiettata a Cannes giace malconcia nel suo garage del Connecticut. Il restauro è condotto con John Klacsmann della Anthology Film. In programma anche uno dei capolavori di Kenji Mizoguchi, Ugetsu monogatari, restaurato da The Film Foundation e Kadokawa Corporation e introdotto in sala da Margaret Bodde, e Les Abysses, esordio esplosivo e provocatorio di Nico Papatakis, restaurato da Gaumont.
Documenti e documentari: El hombre que quiso ser Segundo e Natural Resistance
Sala Auditorium, ore 18, e Sala Scorsese, ore 21.45
Il cinema che racconta il cinema, indaga il suo passato e i personaggi che ne hanno fatto la storia: come Segundo de Chomón, pioniere del cinema a trucchi raccontato da El hombre que quiso ser Segundo di Ramón Alós, un gioco di specchi costruito attorno alla figura fantasmatica del fratello gemello di Chomón, mescolando documentario e finzione. Introducono il film, Ramón Alós, la produttrice Livia Cortese e l’attore Enrico Vecchi. Sarà invece Jonathan Nossit er a introdurre il suo Resistenza naturale, documentario che racconta la ribellione di un movimento di vignaioli e agricoltori ‘naturali’ a un sistema politico-economico che omologa la produzione agroalimentare. Prima della proiezione, presso Il Cameo di Piazzetta Pasolini, degustazione di quattro vini di Cascina degli Ulivi raccontati da Stefano Bellotti e Jonathan Nossiter. L’appuntamento con Nossiter è anche alle 19, presso la Libreria Coop Ambasciatori, per la presentazione del suo nuovo saggio Insurrezione culturale. Per una nuova ecologia della cultura (DeriveApprovi, 2016).
Cerimonia di consegna del Premio FIAF ai fratelli Dardenne
Teatro Comunale, ore 19.15
Grande evento conclusivo delle due giornate del Symposium FIAF, la consegna del Premio FIAF ai due fratelli cineasti Jean-Pierre e Luc Dardenne, autori di un cinema del sociale che coniuga etica e maestria cinematografica, che hanno fatto del loro sguardo senza filtri sulla realtà contemporanea una chiave di stile. A seguire, sarà proiettato La Promesse, il lungometraggio che a metà anni Novanta ha fatto conoscere i due fratelli belgi a livello internazionale e che già propone alcuni dei temi e delle figure che caratterizzeranno il loro cinema: un protagonista adolescente, vittima delle scelte degli adulti, e la rappresentazione del mondo del lavoro precar io e marginale, quello degli immigrati sfruttati illegalmente nei paesi europei.
Omaggio a Marlon Brando: One-Eyed Jacks in Piazza
Piazza Maggiore, ore 21.45
L’unico film diretto da Marlon Brando, un grande western irregolare e affascinante quanto il suo autore e interprete. One-Eyed Jacks nasce da un soggetto di Sam Peckinpah, passa per le mani di Kubrick, ma è Brando a farlo completamente proprio, anche nella dismisura: il film che lui gira dura quasi cinque ore, il final cut della produzione lo riduce agli attuali 141 minuti. Il nuovo restauro, recuperandone i colori arsi e primari, ne ristabilisce con forza la modernità: se la storia è uno standard (la vendetta di un giovane rapinatore contro l’ex compagno più anziano che l’ha abbandonato), la costruzione di Brando è un personalissimo intre ccio di tensioni edipiche, pulsioni masochiste, riflessioni figurative sulla violenza. Un’opera unica che scandaglia il cinema classico per affacciarsi, prepotente e anticipatore, al clima del new american cinema.
La magia della proiezione a carboni: Stella Dallas
Piazzetta Pier Paolo Pasolini, ore 22.15
Prima serata in cui Piazzetta Pasolini riaccende le luci preziose della proiezione con lampada a carboni: esperienza raccolta, per happy few (ma attenzione perché i posti a sedere finiscono in un battibaleno). Stella Dallas è un film imperdibile per molte/i: per chi ama la purezza (perversa) del melodramma, le lacrime versate sull’‘amore sublime’, le grandi interpretazioni femminili. Stella è la provinciale di pochi mezzi che sposa un ricco, ha una figlia, si separa, e per non intralciare l’ascesa sociale della rampolla accetta il più straziante sacrificio. La storia ha avuto varie versioni cinematografiche; la più celebre Stella dello schermo è stata Barbara Stanwyck, nel film del 1937 di King Vidor; ma questa Belle Bennett, diretta nel 1925 da un regista di gran maestria sentimentale come Henry King, sarà una vera scoperta – grazie anche alla sceneggiatura di Frances Marion, una delle massime scrittrici del cinema muto americano, che nella perfetta ‘quadratura’ melodrammatica inserisce riflessioni sul ruolo materno e le dinamiche sociali.