30/06/2016

Cinefilia Ritrovata, ‘Listen to Me, Marlon’

Silenzio, parla Marlon! Icona giovanile acclamata e discussa al tempo stesso, star riservata dalla vita difficile impegnata nelle “scomode” cause civili nazionali della seconda metà del secolo, Brando si è imposto come modello di bellezza dura e selvaggia dal carattere spregiudicatamente anticonformista e ribelle, simbolo della giovane America che cercava la propria affermazione e i relativi riferimenti.

A undici anni dalla sua scomparsa, il documentario di Stevan Riley (Rave Against the Machine, Everything or Nothing: The Untold Story of 007) celebra uno degli attori più significativi del Novecento statunitense e non solo, con un’opera intensa e personale che si allontana dal registro biografico tradizionale attraverso una soluzione narrativa di indubbio fascino. Avuto libero accesso ai numerosi nastri audio registrati da Brando durante la sua vita, alcuni dei quali sotto autoipnosi,  il regista ne propone un ritratto intimo e nascosto che dà risalto ai lati più nascosti della sua sfaccettata personalità.

Il flusso di coscienza joyciano trova qui un’applicazione che va oltre la parola scritta nella lunga confessione di una vita, intervallata da fotografie, filmati amatoriali e d’epoca e scene dai film più famosi interpretati dall’attore a contestualizzare temporalmente le sue parole. Partendo dall’infanzia travagliata e dal conflittuale rapporto con il padre fino al delitto commesso da suo figlio e al successivo suicidio della secondogenita, Brando dà di sé un ritratto lontano da quello offerto agli obiettivi. Non solo un uomo cosciente del proprio successo come del carisma e delle responsabilità che da esso ne derivano, ma una creatura fragile e indifesa in contrasto con la possenza del proprio fisico che – con grottesco cinismo – aumenta proporzionalmente alle insicurezze e debolezze portate dall’età.

Come un pagliaccio di Leoncavallo, l’attore nasconde dolori e dilemmi che cerca di nascondere e superare immergendosi in vite altrui. Ma è quando toglie la maschera mostrando il volto sofferente, che egli rivela il proprio io: “Mentire per vivere, ecco cos’è la recitazione. Non ho fatto altro che imparare a esserne consapevole. Quando dici una cosa che non intendi, o quando eviti di dire qualcosa che intendi veramente. Questo è recitare”. E Brando lo faceva divinamente.

Lapo Gresleri