30/06/2017

Cinefilia Ritrovata, Cinema Ritrovato 2017: focus su ‘Kyojiden’, ‘Die Kleine Veronika’ e ‘Addio giovinezza!’, versione 1927

I post di CinefiliaRitrovata.it dedicati al Cinema Ritrovato. Come ogni anno il magazine della Cineteca di Bologna seguirà da vicino – e con sguardo critico – gli appuntamenti più salienti in programma.

Cinema Ritrovato 2017: Kyojinden

Il dramma storico giapponese (jidaigeki) è uno dei generi più tradizionali del Sol Levante. Mansaku Itami ha sovvertito le regole del genere inserendo elementi comici e satirici nei suoi lavori. Il Cinema Ritrovato, nel 2013,  ha presentato il film muto Kokushi Muso (Eroe senza pari, 1932), “parodia garbata ma audacemente sovversiva dei codici del bushido”, in cui “Itami schernisce le convenzioni del genere (e) dissacra i tabù” come raccontano gli stessi curatori della rassegna. Quest’anno il cinema di Itami ritorna sugli schermi con il suo ultimo lavoro, Kyojindendatato 1938, e visibile in replica domenica 2 luglio.

Continua a leggere il pezzo di Chiara Maraji Biasi

Cinema Ritrovato 2017: Die Kleine Veronika

Nella rassegna Ritrovati e Restaurati sono stati proiettati, attraverso l’uso di due differenti lanterne a carbone, una serie di cortometraggi, alcuni originari austriaci ed altri francesi che hanno fatto da “preludio alla visione di Die kleine Veronika. Nel primo programma i film, tutti facenti parte del primo decennio del Novecento, sono stati proiettati usando un proiettore a manovella di proprietà di Nikolaus Wostry. Il proiettore a carbone, risalente anch’esso all’inizio del novecento, è progettato in modo tale da ottenere un’illuminazione perfetta senza ombre.

Continua a leggere il pezzo di Carolina Caterina Minguzzi

Cinema Ritrovato 2017: Addio giovinezza!, versione 1927

Alcuni giovani rampolli, di famiglie benestanti, spensierati e belli (non proprio tutti) lasciano le loro famiglie per andare all’Università. Sono le nuove matricole. È questo l’incipit di Addio Giovinezza! Tra camere in affitto, qualche lezione, ore di studio e soprattutto amori: anche nel 1927 era questa la vita degli universitari che, in quegli anni si stava già fascistizzando. Un film intriso di tristezza dove è ben evidente la gerarchizzazione sociale che fa da sfondo alla storia d’amore tra l’aitante Mario e l’ingenua Dorina: convinta di poterlo tenere vicino a sé per tutta la vita perché l’ama e gli rattoppa il guardaroba.

Continua a leggere il pezzo di Carolina Caterina Minguzzi