28/06/2018

Il cinema tra passato e presente: Academy, MoMa e Technicolor

Costruire il futuro celebrando il passato: Academy e MoMA: questo il titolo dell’incontro che si è svolto nel pomeriggio di mercoledì 27 giugno presso il DAMSLab. Ospiti due nomi legati a due grandi istituzioni della cultura americana: John Bailey, storico direttore della fotografia e attuale Presidente dell’Academy of Motion Pictures, e Rajendra Roy, Chief Curator del Film Department del MoMA. Il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli, moderatore dell’incontro, ha invitato gli ospiti a conversare su presente, passato e futuro di questi due giganti della cultura americana.

Rajendra Roy ha aperto l’incontro restituendo l’impegno del MoMA nella conservazione del patrimonio cinematografico: il Museum of Modern Art possiede infatti un grande archivio filmico a Hamlin, Pennsylvania. Lontano dalla vita frenetica di New York, il Celeste Bartos Film Preservation Center ospita un’enorme collezione di materiale ed è preso a modello per la qualità del suo sistema archivistico. Per descrivere la missione culturale del MoMA nella conservazione del patrimonio cinematografico, Roy ha mostrato al pubblico dell’auditorium una rarità: si tratta di un girato inedito del 1913 tratto dal primo film il cui cast era composto per intero da afro-americani. L’incontro tra «exhibition community» e «archive community» auspicato dal curatore avviene sotto il segno dell’affermazione dell’importanza del cinema per le arti visive del XX secolo insieme alla volontà  di rappresentare una «critical diversity». Il MoMA, che nel corso della sua storia si è confrontato in diversi momenti con il problema dell’inclusione e della lotta alla discriminazione, si serve del cinema per ampliare all’interno delle sue collezioni le produzioni della comunità femminile e afro-americana.

Noto per la collaborazione con Paul Schrader, con il quale ha realizzato Mishima: A Life in Four Chapters (in programma al Cinema Ritrovato 2018), John Bailey è attualmente il presidente dell’Academy of Motion Pictures. Bailey ha ricordato che l’Academy nasce anche con l’intento di contribuire alla conservazione del patrimonio cinematografico. Tra le rarità conservate nell’archivio dell’Academy, sono presenti anche gli home movies di registi come Alfred Hitchcock, Cecil B. DeMille, George Stevens, Fred Zinnemann, Sam Peckinpah e Jim Jarmusch. Inoltre, dal 1993 tutti i film che ottengono la nomination per gli Oscar sono obbligati a inviare una copia all’archivio, contribuendo alla costruzione di una raccolta che tuteli anche la contemporaneità. Si tenga presente che la necessità di conservare la memoria è avvertita in modo ancora più pressante in una città come Los Angeles, il cui volto architettonico cambia di decennio in decennio. La conservazione della memoria si deve accompagnare ad uno spazio di display. L’ambizioso progetto della realizzazione di un Academy Museum of Motion Pictures è un «long dream» che risale alla fondazione dell’istituzione: oggi l’apertura del museo è programmata per settembre del 2019. Pensato come luogo di esposizione e di mostrazione del cinema, il museo è innanzitutto «about history of filmmaking from the perspective of filmmakers». L’enorme teatro circolare, progettato da Renzo Piano, sarà collegato all’edificio storico dell’Academy da un ponte che simbolicamente unisce passato e presente dell’istituzione. Il museo sarà un monumento all’esperienza del cinema, alla sua storia e alla sua produzione.

La conversazione si è conclusa parlando del futuro: mentre Roy ha affermato che il MoMA ad oggi resta neutrale, interessandosi esclusivamente della qualità del cinema, Bailey ha spezzato una lancia in favore della pellicola. La tecnologia evolve ad un ritmo vertiginoso e il panorama del cinema si apre sempre di più all’internazionalizzazione. Tuttavia questi mutamenti costanti non hanno ancora cancellato la pellicola dalla conservazione e soprattutto dalla produzione cinematografica dei giovani filmmakers. «The film is very much alive».

L’incontro si ricollega alla splendida proiezione di spezzoni provenienti dalla Technicolor Reference Collection. The Technicolor Reference Collection Show 3: The End – 1970-1974. «Not all the prints are created equal»: così Michael Pogorzelski dell’Academy Film Archive ha introdotto la séance parlando di una crudele ironia, quella che fa sì che a sopravvivere siano le copie imperfette inviate ai piccoli cinema di provincia, e non quelle migliori consumate dalle frequenti proiezioni nelle grandi città. La selezione proiettata nel pomeriggio presso il Cinema Arlecchino prevedeva film realizzati tra il 1970 e il 1974, quando la linea di stampa dye-transfert chiuse.

Si comincia con la sequenza finale del fanta-horror Sssssss (1973) e si finisce con l’incipit festoso di Cabaret (1972): nel mezzo una celeberrima scena tratta dal The Godfather (1972). Come il curatore della selezione Michael Pogorzelski ha spiegato al pubblico dell’Arlecchino, gli spezzoni proiettati mostrano le potenzialità cromatiche della stampa Technicolor sia per le riprese all’aperto che negli ambienti chiusi. A proposito de Il Padrino, Emily Carman, docente alla Chapman University e collaboratrice di Michael Pogorzelski all’Academy Film Archive, ha ricordato come la pellicola Technicolor valorizzi la fotografia di Gordon Willis, il cui uso della luce e dell’ombra era paragonabile secondo Coppola a quello di un pittore rinascimentale.

Margherita Fontana