KURDY-EZIDY

Amasi Martirosyan

Scen.: Grigory Balasanyan, Patvakyan Barkhudaryan, Amasi Martirosyan, Gurgen Marinosyan. F.: Boris Zavelyov. Scgf.: Stepan Taryan. Int.: Grachiya Nersesyan (Djalal), Asmik (Yusupova), Avet Avetisyan (Bro), Mikael Manvelyan (Tumo), Mkrtych Djanan (Khano), Grigor Avetyan (Yusupov), Tigran Ayvazyan (Sheikh), L. Zavaryan (l’insegnante), Khachik Abramyan (Khurshud), K. Gegamyan (Kulak). Prod.: Armenkino. 35mm. L.: 1405 m. D.: 61’ a 20 f/s.  Bn. 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

L’interesse del regista Amasi Martirosyan per la tematica curda era nato con la sua esperienza di attore in Zare (1926) di Hamo Beknazaryan, il primo film sulla dura vita dei curdi ai tempi dello zar. Diversamente da ZareKurdy-Ezidy racconta come cambiò la vita degli Yazidi curdi nei primi anni del regime sovietico.
La trama del film si articola intorno alla lotta del nuovo governo contro l’analfabetismo e i pregiudizi religiosi della popolazione curda, che rendevano possibile lo sfruttamento delle classi sociali più vulnerabili: gli sfruttatori, sceicchi e kulaki, tentano di sabotare la lotta dei sovietici per i diritti e la libertà dei contadini. Il film mostra anche lo sfruttamento del lavoro femminile nella patriarcale società curda. Kurdy-Ezidy doveva far parte della campagna del governo sovietico per l’introduzione dell’alfabeto, e rientrava nel filone dei cosiddetti politprosvetfilm (film politici e didattici). Per queste ragioni alcuni critici lo giudicarono semplicistico e si rifiutarono di considerarlo una vera opera d’arte.
Molti recensori, di opposto parere, sottolinearono le qualità del film: l’approccio etnografico, l’attenzione per i dettagli realistici, la vivacità dei personaggi e la rara armonia tra attori teatrali e scenari naturali. L’obiettività della macchina da presa e le riprese sul posto fecero del film un importante documento sullo storico periodo dell’alfabetizzazione. Nello stesso tempo lo stile documentario rafforzava l’orientamento propagandistico della sceneggiatura e comunicava un messaggio forte, soprattutto nella scena finale che descrive l’organizzazione degli allevamenti collettivi di bestiame. 
Secondo la prima versione del copione di montaggio conservata al Gosfilmofond, il film doveva iniziare con la massima di Stalin “tu sei arretrato, tu sei debole, il che significa che hai torto, e quindi ti si può battere e depredare”. La sceneggiatura cita Stalin una seconda volta quando il protagonista Jalal, ex pastore, diventa il capo di una cooperativa casearia: “tu sei potente, il che significa che hai ragione, e quindi occorre starti alla larga”. Stando alle recensioni, la direttiva fu accolta con particolare entusiasmo dal pubblico curdo che applaudì le proiezioni di Kurdy-Ezidy scandendo slogan contro i kulaki. 

Anna Malgina