Werner Hochbaum: un uomo diviso
Un uomo, reduce da cinque anni di prigione, si ferma davanti alla porta chiusa del suo appartamento. Suona il campanello, ma non viene ad aprire nessuno. Dall’interno proviene solo il canto di un canarino. Dopo un momento di delusione, l’ex galeotto ricomincia a suonare il campanello: non tanto perché spera ancora di entrare, quanto per avviare una conversazione musicale con l’uccellino. Questa breve scena di Morgen beginnt das Leben di Werner Hochbaum si presta bene a rendere lo stile e le atmosfere dei suoi film: quello di Hochbaum è un cinema della malinconia se non della disperazione, con scatti improvvisi di allegria. Nella vita (1899-1946) come nel lavoro, il cineasta tedesco rimase sempre fermo sulla soglia tra sperimentazione e popolarità, tra impegno politico e idiosincrasie poetiche, tra fama e oblio. Elogiato dai critici nazionali e internazionali suoi contemporanei e appassionatamente riscoperto negli anni Settanta – lo storico Ulrich Kurowski lo definì “il più importante regista tedesco dopo Murnau, Lang, Lubitsch e Ophüls” – Hochbaum resta ancora ai margini della storia del cinema: una figura elusiva, se non un segreto ben custodito.
Questa inafferrabilità è parzialmente dovuta a una vita piena di rotture e di inversioni di rotta, che informano la sua produzione e complicano i giudizi: a trent’anni, finito di girare il suo primo film, Brüder, aveva già combattuto nella Prima guerra mondiale come volontario ed era rimasto coinvolto in un assurdo processo per tradimento. Brüder era stato finanziato dal Partito socialdemocratico di Amburgo, grazie al quale Hochbaum esordì anche come critico cinematagrafico. Nelle recensioni, Hochbaum si ispirava estesamente agli scritti di Béla Balász e ai film di Walter Ruttmann. La loro influenza è testimoniata dai primi due film sonori del regista, Razzia in St. Pauli e Morgen beginnt das Leben: partendo da un budget esiguo e da storie minuscole, i due film esplorano la materia e i ritmi della vita quotidiana con una scioltezza che ricorda il cinema impressionista francese, e difendono un ideale formalista ormai sul punto di scomparire per sempre dagli schermi tedeschi.
Dopo l’ascesa al potere dei nazisti, Hochbaum continuò a lavorare in Germania, ma furono due coproduzioni austriache a segnare la grande svolta della sua carriera: il pluripremiato Die ewige Maske eVorstadtvarieté, struggente adattamento di un’opera teatrale antimilitarista di Felix Salten. Il successo di critica lo orientò verso una carriera specializzata in eleganti film di consumo che terminò bruscamente nel 1939. Subito dopo aver girato il film propagandistico Drei Unteroffiziere, Hochbaum fu bandito dalla professione da Joseph Goebbels. La bandiera con la svastica che sventola alla fine di Drei Unteroffiziereè l’ultima immagine di un film di Hochbaum. Morì di tubercolosi nel 1946 mentre lavorava al dramma sulla resistenza Der Weg im Dunkeln. Calzante epitaffio di una carriera segnata dalla tenacia ma anche dal compromesso politico, il titolo può essere approssimativamente tradotto “La strada nel buio”.
(Joachim Schätz)
Programma a cura di Alexander Horwath, Olaf Möller, Elisabeth Büttner e Joachim Schätz