Marie Epstein, Cineasta

Avec sa petite faucille
comment pourra t-elle
faucher tout le champ?
Haiku anonimo francese, 1905

È ovvio che una donna può creare da sola un’opera completa. Gli esempi famosi sono troppi per citarli tutti. Ma la collaborazione tra un uomo e una donna può riunire qualità complementari. E questa collaborazione è più frequente di quanto si creda. Quanti uomini celebri hanno confessato in privato: non lo avrei fatto senza di lei. LEI… Tuttavia, LEI resta quasi sempre nell’ombra, accontentandosene. Non è il mio caso. Jean Benoît-Lévy ha sempre voluto che fossimo entrambi a firmare i nostri film. Questo per rispondere a tutte le domande delle persone benintenzionate che vogliono sempre passare al microscopio una collaborazione e sapere ‘chi ha fatto questo?’ e ‘chi ha fatto quello?’. Siamo in due ad aver fatto questo e quello, il buono e il meno buono.
Marie Epstein, introduzione al catalogo del XIII Festival international de Films de femmes, Créteil, 5-14 aprile 1991

Se Jean Epstein dispone di almeno tre facce, si possono facilmente rintracciare quattro linee nella vita di Marie Epstein: attrice (Coeur fidèle, L’Auberge rouge e Mauprat), sceneggiatrice (quattro film del fratello, sette sceneggiature originali, nove adattamenti e vari cortometraggi televisivi), regista di dodici film (cofirmati con Jean Benoît-Lévy), archivista (trent’anni di carriera alla Cinémathèque française).
Non c’è dubbio che l’incontro con Colette Audry resti una pista politica intellettuale da percorrere (Liberté surveillée), assieme all’influenza delle tante amiche che riempirono la vita di Marie Epstein, forgiandone lo sguardo: Germaine Dulac, Adriana Prolo, Gina Manès, Eve Francis, Madeleine Renaud, Bluette Christin-Falaize, e tante altre.
Il suo lavoro di scrittura e la sua partecipazione alla regia testimoniano di un impegno sociale, di un cinema ‘fedele alla vita’. Marie Epstein è una delle rare donne a scrivere e girare sulla soglia degli anni Trenta: i suoi film ci parlano di maternità, di madri coraggio, di laicità ma anche di direzione d’attori e di bambini, nonché di riprese dal vero.
Dopo l’assunzione alla Cinémathèque française nel novembre 1953, Langlois le affida il dipartimento tecnico: sarà incaricata dell’inventario e di gran parte dei lavori di preservazione fino al 1977, lasciando definitivamente l’incarico nel 1983 dopo aver istruito Renée Lichtig. Grazie a quarant’anni di costante devozione, Marie Epstein rende visibile l’opera del fratello, restaurando il materiale, permettendo l’accesso ai film, pubblicando gli scritti e organizzando la schedatura degli archivi.
Si autodefinisce “cineasta” perché si è anzitutto “occupata di cinema”.

Emilie Cauquy

 

 

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