IL PROGETTO NAPOLI/ITALIA E IL CINEMA DELL’ EMIGRAZIONE 2011
All’apice dell’emigrazione italiana del secolo scorso, dal 1906 al 1910, gli italiani rappresentano il 7% della popolazione di New York, il 20% di Buenos Aires, il 35% di São Paulo. È evidente come i segni della nostra cultura vadano rintracciati anche al di fuori dei confini nazionali e come la questione dell’identità non si risolva nell’orto di casa. Occorre considerare ciò che resta fuori dal quadro, e per farlo serve lo sguardo strabico e imprevedibile del cinema. I temi della presente rassegna sono le produzioni destinate al mercato degli emigrati negli Stati Uniti e l’impulso dato dalla presenza italiana alle cinematografie di Argentina e Brasile.
Una testimonianza della vitalità della comunità degli immigrati italiani è la collezione Michael Ruggieri, distributore specializzato nella diffusione di film italiani a New York. La George Eastman House di Rochester ha acquisito una collezione che si compone di oltre duemiladuecento elementi tra fotografie, poster, programmi e corrispondenza varia. Dei film che Ruggieri distribuiva come Terra Madre, Piccola Mamma, I figli di nessuno, Italia Vittoriosa, ’A Santanotte, circa metà sono andati perduti, ma quello che rimane, spesso frammenti, fa emergere chiaramente le scelte distributive orientate a un pubblico italo-americano.
Sempre nell’alveo dell’identità e dell’emigrazione si colloca The Man in Blue di Edward Laemmle che contiene tutti quegli ingredienti – Little Italy, la mafia, la Napoli del canto e del ballo – legati agli stereotipi dell’immigrato italiano e sigillati dalla presenza di Cesare Gravina.
L’Argentina invece rappresenta un caso sui generis. L’emigrazione italiana, fin da subito affrontata con politiche di integrazione, è un fenomeno dalla portata straordinaria sia da un punto di vista numerico che per l’influenza che ha avuto nella creazione dei processi identitari della nazione. Di questo tessuto si trova naturale riscontro nel microcosmo cinematografico, costellato di una quantità di operatori, registi, attori e produttori di origine italiana. Tra i più noti si possono citare: Atilio Lipizzi, elettricista italiano che fonda nel 1905 la Compañía Cinematografica Italo Argentina; Mario Gallo, figura di spicco a cui si devono i primi film a soggetto argentini; Federico Valle, forse la figura più importante tra i pionieri della cinematografia nazionale.
Anche in Brasile l’arrivo del cinema è faccenda di italiani. La prima sala per proiezioni a Rio nel 1897 è dei fratelli Segreto. Le prime vedute locali, a quanto sembra, sono filmate dal napoletano Vittorio di Maio. La significativa presenza dei nostri immigrati è documentata da titoli quali Circolo Operaio Italiano em Sâo Paulo (1900), Imigraçâo e Colonizaçâo no Estado de Sâo Paulo (1910). Si riscontra una forte presenza di italiani nel proletariato paolista: Vittorio Capellaro, i fratelli Lambertini, Arturo Carrari. A Barbacena, nello stato di Minas Gerais, l’italiano Paulo Benedetti sperimenta cinema sincronizzato e musicale. Gilberto Rossi, uno dei più grandi fotografi del cinema muto brasiliano, produce il film drammatico O Segreto do corcunda di Alberto Traversa (1924).
Sezione a cura di Elena Correra e Luigi Virgolin