TECHNICOLOR & CO.

Abbiamo continuato sulla stessa strada aperta l’anno passato, presentando in questa sezione copie vintage, safety, 35mm, Technicolor. La selezione di quest’anno è resa possibile dalla collezione personale di Martin Scorsese, dalle collezioni dell’Academy, della Cinémathèque Suisse, che possiede la rarissima copia dorata di Riflessi in un occhio d’oro, del CSC – Cineteca Nazionale, che ci ha concesso la copia Technicolor di Apocalypse Now Redux fatta stampare da Vittorio Storaro. Ma l’Academy ha deciso di aggiungere a questa ricca proposta un vero asso. Mike Pogo presenterà al pubblico del festival i test per la stampa dei film fatti dal laboratorio di Los Angeles della Technicolor. A sorpresa ci troveremo nella cucina dello storico stabilimento di Cahuenga Boulevard, vedremo materiali destinati solo ai tecnici.
Quest’anno, al contrario dell’anno passato, non ho potuto visionare le copie, la scelta è stata obbligata dallo stato di conservazione e dalla qualità del lavoro sul colore. Sono film che non possiamo immaginare in bianco e nero, in cui il dramma, la comicità, la tensione, il ritmo sono intessuti dal colore, che diviene uno degli attori protagonisti. Il cappotto verde di Tippi Hedren/ladra, il bombardamento al tramonto di Apocalypse, gli impermeabili giallo-MGM di Cantando sotto la pioggia, le giacche rosse di Patsy, il completo grigio argentato di Fred Astaire in The Band Wagon fanno parte del nostro immaginario e forse di questi film ci ricordiamo più dei dettagli cromatici che dell’esatto svolgimento della trama (mi chiedo sempre più spesso se i colori siano una realtà concreta o solo uno strumento della nostra memoria per farci ricordare una realtà solo sognata).
Questa sezione non è contro il digitale, ma vuole essere uno stimolo per discutere in maniera più consapevole e approfondita del valore delle copie in pellicola e quindi del loro restauro. Il colore quest’anno è il centro nascosto del festival: la seconda parte della retrospettiva dedicata al colore (i primi Fujicolor e Konicolor); il restauro (grazie alla Universal) di uno dei Techicolor due strisce più noti e impossibili da vedere per la scarsa qualità delle copie sopravvissute, King of Jazz.
Il colore riemerge anche dalla sezione muta, con i pochi film russi silenziosi, di cui riemergono rarissime copie colorate, con rarissimi Lumière colorati dalla collezione Velmorel, con l’introduzione in Technicolor Bipack di Seven Chances di Keaton, con i film di Pierru colorati a mano, con Fischinger, con alcuni Kinemacolor, il primo sistema di ripresa a colori del cinema, e – infine – con una sezione della mostra Lumière! dedicata al primo (e a mio avviso più bel) sistema a colori della fotografia, l’Autochrome.
Preparate i vostri occhi e la vostra memoria…

Un grande ringraziamento a Miguel Marías, che si muove, tra i film della storia del cinema, con la stessa rapidità, padronanza e sicurezza che Clark Gable ha quando deve domare un cavallo in Misfits.

Gian Luca Farinelli

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