Alla ricerca del colore dei film

Ogni anno il nostro orizzonte sui colori dei film nella storia del cinema si allarga e si approfondisce grazie a nuovi restauri e a una sensibilità che, continuamente, si arricchisce di nuove conquiste. Quest’anno possiamo presentare restauri di film colorati a mano effettuati dagli archivi di Amsterdam, Berlino, Bologna, Praga, Stoccolma; ascoltare la conferenza di Stéphanie Salmon della Fondation Jérôme Seydoux-Pathé che ci aprirà le porte dell’atelier di Mme Tuiller e del lavoro delle maghe del pochoir di inizio Novecento; vedere il più bel sistema a colori di sempre, il Chronochrome Gaumont, che negli anni Dieci si poteva ammirare solo in due sale parigine e oggi, grazie al digitale, può essere mostrato in tutti i cinema del mondo.
In quest’anno straordinario, grazie al lavoro di un grande storico e tecnico, François Ede, vedremo il primo esempio del procedimento Keller-Dorian-Berthon (1926) nel delizioso film dedicato al lavoro di Sonia e Robert Delaunay sulle stoffe e sui colori, e il corto d’animazione Vacation di Max Fleischer, finalmente ritrovato nella versione a colori dal Národní filmový archiv.
Il piatto forte sarà, come sempre, quello offerto dai Technicolor. Si comincia con il primo lungometraggio con attori girato con il procedimento a tre strisce, Becky Sharp, magnificamente restaurato dagli amici della Paramount. I tre colori del nuovo sistema erano così belli da superare la realtà. Non solo il cinema aveva raggiunto la meta più agognata, riprodurre i colori, ma il procedimento consentiva di ottenere cromatismi così luminosi ed esplosivi che, forse, mai gli spettatori furono così sorpresi e incantati da una nuova tecnologia.
Grazie al lavoro dell’archivio dell’Academy e del BFI, vedremo all’Arlecchino sei copie vintage Technicolor, di epoche molto diverse, tra cui Under Capricorn, uno degli Hitchcock più incompresi, (secondo Jacques Lourcelles uno dei più bei Technicolor della storia del cinema), Gigi, premiato con ben nove Oscar, compreso quello alla fotografia di Joseph Ruttenberg; e poi Dr. No, dove la scenografia è il colore, e Wild Bunch, in cui i neri profondi sono importanti quanto gli azzurri dei cieli che dominano anche Way of a Gaucho, western ‘argentino’ da Jacques Tourneur.
Completano la sezione due restauri digitali: Moulin Rouge, un film che segna una svolta nel concepire l’uso del colore firmato da John Huston e Oswald Morris, coppia di sperimentatori senza paura, e Aida di Clemente Fracassi, con Sophia Loren doppiata da Renata Tebaldi: fu girato in Ferraniacolor, ma le copie furono stampate in Technicolor; i colori sono all’altezza dei vertici pulp di quest’opera unica e sorprendente.

Gian Luca Farinelli

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