Edizione 2023
Sezioni

Il Cinema Ritrovato Kids & Young

La sezione Il Cinema Ritrovato Kids – curata dal Dipartimento educativo della Cineteca di Bologna Schermi e Lavagne – propone agli spettatori più piccoli un viaggio nel tempo e nello spazio: un programma di otto giorni con una trentina di film, accompagnati da laboratori creativi, spettacoli, concerti. Tra i temi di questa edizione troviamo le fiabe del mondo, la scuola polacca di cinema d’animazione, un programma assieme al festival di La Rochelle; alcuni classici come Crin blanc di Albert Lamorisse e Heidi di Luigi Comencini e la rassegna “Cinemini”, presentata dal DFF – Deutsches Filminstitut & Filmmuseum di Francoforte.
Accanto alle proiezioni per i più piccoli, Schermi e Lavagne propone attività dedicate ai giovani cinefili. Gli allievi del Conservatorio di Rovigo hanno composto le colonne sonore di una selezione di film italiani degli anni Dieci, sotto la guida di Daniele Furlati. Il gruppo del Cinema Ritrovato Young presenterà alcuni titoli e realizzerà pillole video, interviste agli ospiti e al pubblico e recensioni. Schermi e Lavagne organizzerà, insieme a European Children’s Film Association, la prima edizione dell’ECFA Workshop Warehouse, un’iniziativa che porterà una cinquantina di operatori specializzati in educazione all’immagine e rappresentanti di festival europei, per seguire una serie di laboratori innovativi.

Il Cinema Ritrovato Kids & Young

16MM - PICCOLO GRANDE PASSO

Dopo aver celebrato l’anno scorso i cent’anni del formato 9,5mm, continuiamo con un altro anniversario. Un secolo fa Eastman Kodak introdusse il formato 16mm come alternativa meno costosa alla pellicola 35mm. Gli ambiti in cui il 16mm era ed è usato erano e sono molto vari. Abbiamo così deciso di unire le forze con l’associazione  indipendente Cinémathèque16 di Parigi per presentare  una selezione dalla loro eclettica collezione di copie d’epoca che abbraccia molti aspetti di questo formato (muti colorati, primi film pubblicitari, Scopitones, versioni home movie di celebri film horror, trailer di muti perduti e rarità  del cinema di finzione e non). Il secondo capitolo dell’edizione di quest’anno è dedicato al cinema sperimentale del Québec e di tutto il Canada. La selezione offre tra l’altro l’occasione di (ri)scoprire le opere sperimentali di autentici  artisti come Joyce Wieland ed Étienne O’Leary, ciascuno dei quali è rappresentato con una personale.
A cura di Karl Wratschko con la collaborazione di Cinémathèque16, Cinémathèque québéquoise e André Habib

16MM – PICCOLO GRANDE PASSO

ATTRAVERSO LA NEBBIA: POWELL PRIMA DI PRESSBURGER

Tornato all’inverno londinese dopo l’apprendistato con Rex Ingram nel Sud della Francia, tra il 1930 e il 1939 – anno in cui Alexander Korda lo mise a lavorare con Emeric Pressburger per La spia in nero – Michael Powell partecipò al rinascimento della produzione inglese. Spesso liquidati come ‘quota quickies’, lavori di bassa qualità realizzati in economia e con il solo obiettivo di sfruttare il momento legislativo favorevole, questi film furono una scuola inestimabile per la nuova generazione di registi che sarebbe sbocciata negli anni Quaranta. Powell era solito dire scherzosamente che la sua reputazione non sarebbe sopravvissuta alla ricomparsa di alcuni dei suoi primi venti film. Oggi che l’onore del regista è salvo, quei film rivelano le origini del suo umorismo irriverente, della sua sensibilità ai temi d’attualità e della sua crescente abilità nella direzione degli attori.
A cura di James Bell in collaborazione con Thelma Schoonmaker e Ian Christie

ATTRAVERSO LA NEBBIA: POWELL PRIMA DI PRESSBURGER

SUSO CECCHI D’AMICO, SCRIVERE SU MISURA

Nel corso di una carriera iniziata ai tempi della nascita del neorealismo e durata oltre sessant’anni, Suso Cecchi d’Amico ha collaborato a più di centoventi film (prevalentemente, ma non esclusivamente, italiani) diretti da esordienti o da registi affermati. Il suo scopo non è mai stato quello d’imporre le proprie idee, bensì di capire e assecondare i progetti e le poetiche degli autori con cui ha lavorato. D’altro canto, come ogni artista, aveva evidentemente una voce e una personalità sue proprie. Proporsi di rintracciarle all’interno di film assai diversi per tono, genere e linguaggio è lo scopo di questa rassegna, certo parziale ma sicuramente affascinante, che presenta una selezione di opere significative scelte in una filmografia ricca ed eterogenea quale pochi altri scrittori di cinema possono vantare.
A cura di Masolino, Silvia e Caterina d’Amico

SUSO CECCHI D’AMICO, SCRIVERE SU MISURA

ROUBEN MAMOULIAN: SFUMATURE DI DESIDERIO

Celebre per la capacità di tradurre la propria visione in luce, movimento e poi colore, Rouben Mamoulian, armeno di Tbilisi naturalizzato statunitense, ebbe una produzione tra le più coerenti del cinema americano. Giustamente celebrato per l’inestimabile contributo che offrì alla transizione di Hollywood al sonoro sia liberando la macchina da presa, sia usando i dialoghi come una forma di accompagnamento musicale, fu imitato e invidiato per i suoi sapienti movimenti di macchina. Creatore di uno stile immediatamente riconoscibile per la sua raffinatezza, il suo umorismo e le sue sfumature erotiche, praticò con altrettanta efficacia generi più cupi, assumendo un ruolo da pioniere per il film di gangster e l’horror. Questa retrospettiva presenta l’opera di Mamoulian dal suo unico contributo al cinema muto agli inizi del sonoro fino al suo ultimo musical, a colori e in CinemaScope. Ad eccezione del nuovo restauro digitale di Dr. Jekyll and Mr. Hyde, tutto il resto sarà proiettato in 35mm.
A cura di Ehsan Khoshbakht

ROUBEN MAMOULIAN: SFUMATURE DI DESIDERIO

ANNA MAGNANI, L’IRRIPETIBILE

Forse la più grande, sicuramente la più ammirata e imitata. Anna Magnani era unica, ma è stata anche un modello di stile recitativo e un’icona italiana. Riuscì a imporre il proprio volto dapprima come attrice brillante e, dopo il trionfo di Roma città aperta, variò dalle mille incarnazioni di un personaggio popolare romano a ruoli diversissimi come quelli nella Carrozza d’oro o nel monologo della Voce umana, fino a Hollywood e al premio Oscar, in un momento in cui il cinema americano diventava sempre più adulto. Un’immagine, la sua, in fondo eccentrica nel glamour anni Cinquanta. Ma se il suo momento d’oro dura poco più di dieci anni, e se un’attrice come lei è oggi inimmaginabile, l’eredità di Anna Magnani, il suo modello, continua a ispirare, irraggiungibile, le attrici italiane e di tutto il mondo.
A cura di Emiliano Morreale

ANNA MAGNANI, L’IRRIPETIBILE

Ritrovati e Restaurati

Cosa significa rivedere le opere dei grandi maestri nel loro splendore originario? Significa rinnovare l’amore per il cinema, leggere tra le righe la passione dell’autore, amplificare il proprio piacere di spettatore nel buio della sala. Senza interferenze. Partiamo con una buona notizia: non si restauravano così tanti film da prima della pandemia! La selezione di quest’anno dei Ritrovati e Restaurati è una vera e propria miniera di tesori, un festival nel festival: quasi novanta film, più di cento anni tra il più recente, Inland Empire, e il più antico, L’Enfant des mariniers. Renoir, Antonioni, Bergman, Bertolucci, Truffaut, Akerman, Wenders, Hitchcock, Hawks, Ozu, Lubitsch, Dulac, Bava, Lynch. Ritroveremo i capolavori di tanti celebri autori e conosceremo cineasti meno celebrati ma ugualmente eccezionali, come Roemer, Manthoulis, Korda e Arnold. Ripercorreremo un secolo di visioni cinematografiche tra rarità e film di culto proposti al massimo del loro splendore, attraverseremo i generi, tra nascite e ibridazioni, scopriremo varietà di sguardi e temi, alcuni dei quali sorprendentemente attuali.
A cura di Gian Luca Farinelli

Ritrovati e Restaurati

LEOPOLD LINDTBERG: LA SVIZZERA E IL MONDO

Nel 2024 la casa di produzione Praesens-Films compirà cento anni. Caso unico nella storia del cinema svizzero, la società è attiva ancora oggi nella distribuzione. Ha prodotto la maggior parte dei più grandi successi del cinema nazionale, con film molto popolari come Heidi di Luigi Comencini, e ha conquistato Hollywood vincendo ben tre Oscar, compreso quello per la sceneggiatura di Marie-Louise, scritto da Richard Schweizer e diretto da Leopold Lindtberg, sui bambini francesi accolti in Svizzera durante la guerra. Sempre Lindtberg, nato nel 1902 a Vienna ed emigrato a Zurigo nel 1933, dove inizia a lavorare nel teatro, firma da regista alcuni dei titoli più importanti prodotti dalla Praesens, tra cui il famoso Die Letzte Chance (The Last Chance, 1945), premiato a Cannes e ai Golden Globe, che evoca con forza il destino dei rifugiati ebrei durante la Seconda guerra mondiale, e Die Vier im Jeep (1951), vincitore dell’Orso d’Oro a Berlino, che ricostruisce l’occupazione alleata di Vienna. 
A cura di Frédéric Maire, Cinémathèque suisse

LEOPOLD LINDTBERG: LA SVIZZERA E IL MONDO

L’ULTIMISSIMA RISATA: COMMEDIE TEDESCHE DELL’ESILIO, 1933-1937

L’anno scorso abbiamo dedicato una sezione alle commedie musicali tedesche del periodo 1930-1932. Ora seguiamo i destini esistenziali e creativi di quei talenti negli anni dell’esilio proiettando cinque commedie musicali in lingua tedesca prodotte in Austria e Ungheria. La presa del potere da parte dei nazisti nel gennaio 1933 segnò la fine dell’influenza ebraica sulla cinematografia popolare tedesca. Per molti cineasti ebrei (registi, attori, sceneggiatori e produttori), segnò anche l’inizio della vita e del lavoro in esilio. Negli studi cinematografici di Vienna e Budapest essi mantennero viva la visione di un altro tipo di cinema in lingua tedesca, meno raffinato ma molto più libero, irriverente e avventuroso di quello che dominava gli schermi nazisti. Come le commedie musicali della tarda Repubblica di Weimar, questi film sono pieni di melodie orecchiabili, di storie d’amore spensierate, di maldestri maneggioni e, a tratti, di una malinconia che riflette lo sradicamento e l’incertezza del futuro.
A cura di Lukas Foerster

L’ULTIMISSIMA RISATA: COMMEDIE TEDESCHE DELL’ESILIO, 1933-1937

ELFI MIKESCH: FILMARE È DEDIZIONE

Nata nel 1940 in Austria e attiva a Berlino a partire dagli anni Sessanta, Elfi Mikesch è tra i direttori della fotografia più importanti del cinema tedesco. Proveniente dal mondo della fotografia, si è avvicinata al cinema nei primi anni Settanta. Oltre a girare i propri film ha lavorato come direttrice della fotografia a più di cinquanta opere di altri registi, tra cui Werner Schroeter, Rosa von Praunheim, Monika Treut, Friederike Pezold, Heinz Emigholz, Cynthia Beatt e Teresa Villaverde. È stata insignita tre volte del Deutscher Kamerapreis, compreso il premio alla carriera nel 2006. Nei suoi oltre venti film, dei quali è spesso anche sceneggiatrice e produttrice, si muove liberamente tra vari generi. Molti sono documentari, ma grazie alla loro libertà formale tendono a sconfinare nella sperimentazione poetica e si distinguono in particolare per la raffinatezza dell’illuminazione e dei movimenti di macchina. Questo programma presenta cinque film degli anni Ottanta che esemplificano la sua cinematografia eclettica. Per anni questi film sono stati inaccessibili, se non in malridotte copie 16mm, prima che la Deutsche Kinemathek ne intraprendesse il restauro.
A cura di Martin Koerber

ELFI MIKESCH: FILMARE È DEDIZIONE

Cinemalibero

Uno degli appuntamenti fissi del festival, Cinemalibero percorrerà le strade più impervie della storia del cinema per illuminare l’opera unica ed eloquente di autori anticonformisti e liberi cui è stato ingiustamente negato un posto tra i grandi del cinema. Riscopriremo alcuni capolavori che, celebrati in patria, non hanno goduto del giusto riconoscimento a causa dell’assenza di una distribuzione adeguata all’estero. Cinemalibero racconta la storia di film ignorati o censurati, messi al bando dalle forze conservatrici della loro epoca e oggi riportati in vita grazie a complessi progetti di ricerca e restauro. I nove programmi di quest’anno si rivolgono a tre aree geografiche e cinematografiche –Asia centrale, cinema panarabo post-1967 in Libano e Siria e Africa occidentale – per ciascuna delle quali proporremo diversi restauri in anteprima mondiale, tra cui, rispettivamente: The Fall of Otrar (Gibel’ Otrara, Ardak Amirkulov, Kazakistan, 1991); The Dupes [Gli ingannati] (Al-Makhdo’un, Tewfik Saleh, Siria 1972); Ceddo (Ousmane Sembène, Senegal, 1977), parte di un omaggio dedicato al maestro africano nel centenario della nascita.
A cura di Cecilia Cenciarelli

Cinemalibero

TEINOSUKE KINUGASA: DALL’OMBRA ALLA LUCE

L’illustre regista giapponese Teinosuke Kinugasa (1896-1982) si trova in un rapporto paradossale con la cinefilia internazionale. Se Jujiro – Incroci (1928) e La porta dell’inferno (1953) fecero una precoce apparizione in Europa e Una pagina di follia (1926) è considerato un classico dell’avanguardia, l’opera di Kinugasa nel suo complesso è ancora poco conosciuta all’estero. Questa retrospettiva presenterà una selezione ricca e diversificata di opere, spaziando da pregevoli adattamenti letterari a film sulle arti sceniche fino a inconsuete pellicole in costume che sacrificano in larga misura l’azione violenta a favore di una sofisticata analisi storica e di un intenso dramma personale. Attingendo a recenti restauri e a copie d’epoca, il programma metterà in luce le notevoli qualità di Kinugasa quale regista di attori e la varietà stilistica della sua arte, che passa agilmente dall’espressionismo monocromatico a un impiego pittorico del colore. È giunto il momento che questa significativa produzione emerga dall’ombra. 
A cura di Alexander Jacoby e Johan Nordstrom. Co-organizzatore: National Film Archive of Japan

TEINOSUKE KINUGASA: DALL’OMBRA ALLA LUCE

Documenti e Documentari

La selezione di quest’anno dimostra la vastità del genere documentario, il valore della sua storia passata, le possibilità di quella presente, e riunisce opere apparentemente lontane. Quello del documentarista è un mestiere (d’arte) pericoloso, una narrazione partecipata piena d’insidie: lo scopriremo con Schroeder, intrepido testimone della dittatura in Uganda; con Roemer e il suo ritratto della violenza mafiosa; con Labudović, inviato da Tito a fomentare – con il cinema – la lotta anticoloniale in Algeria. Il documentario è ancorato al reale: ci parla della più grande rivoluzione sociale dell’ultimo secolo, quella femminile, attraverso i ritratti luminosi di tre artiste (della direttrice d’orchestra Antonia Brico e di due pioniere del cinema, Dorothy Arzner e Agnès Varda) e dell’inarrestabile conquista di visibilità dell’omosessualità. Il documentario è uno strumento di autoanalisi, con cui il cinema racconta se stesso, il proprio linguaggio: andremo alle origini del “cinema verità” a partire dagli archivi di Robert Flaherty, ripercorreremo il periodo messicano di Ėjzenštejn, ritroveremo le leggendarie lezioni canadesi di Godard. Il cinema parla di cinema, il cinema parla di noi.
A cura di Gian Luca Farinelli

Documenti e Documentari

DIVE RUSSE IN ITALIA

Talvolta il destino agisce in maniera imperscrutabile e ritrovamenti casuali in luoghi diversi possono finire per far luce su un medesimo aspetto, quasi vi fosse una regia superiore. Tra il 2022 e il 2023, la Cineteca di Bologna, la Cinémathèque française e il Gosfil’mofond di Russia, ciascuno per conto proprio, hanno fatto diverse riscoperte sorprendenti e hanno effettuato alcuni restauri di film con Diana Karenne, Ileana Leonidoff, Helena Makowska, tra le principali attrici russe attive nel cinema muto italiano. Fino a oggi, il tempo ha crudelmente negato ogni possibilità di apprezzarne il talento e la bellezza di molte di queste grandi interpreti, perché quasi nulla sembrava sopravvivere. Il programma include tre film con Diana Karenne appena riscoperti (tra cui The Two Sisters’ Tragedy, un breve melodramma del 1914 da lei scritto), il nuovissimo restauro di Thaïs di Anton Giulio Bragaglia, due film con Berta Nelson (grazie all’EYE Filmmuseum) e La tartaruga con Helena Makowska, riscoperto e conservato dalla Cineteca di Bologna.
A cura di Mariann Lewinsky e Tamara Shvediuk

DIVE RUSSE IN ITALIA

IL PROGETTO SAMAMA CHIKLI

Dopo aver sbirciato, nel corso delle precedenti edizioni, nell’opera nota di Albert Samama Chikli, siamo pronti a condividere alcune (spettacolari) scoperte che riemergono dagli archivi di questa straordinaria personalità, ora affidati dalla sua famiglia alla Cineteca di Bologna. Lo studio di lettere, fatture, appunti autografi e fotografie ha rivelato i dettagli di una carriera dietro la macchina da presa che va dal 1905 al 1924 e ha consentito di stabilire, per la prima volta, una filmografia di oltre cento titoli. Albert Samama non può più essere considerato una nota marginale nella storia del cinema, una presenza effimera ed esotica: è stato un pioniere, una figura di spicco degli albori del cinema e il primo cineasta del continente africano. Il Cinema Ritrovato si appresta a rivelare la portata e le articolazioni della sua eredità. Iniziamo con una prima selezione di restauri di film dal vero e cinegiornali a partire dai negativi conservati negli Archivi Gaumont Pathé e di un ritrovamento spettacolare da La Cinémathèque française.  
A cura di Mariann Lewinsky e Cecilia Cenciarelli

IL PROGETTO SAMAMA CHIKLI

CENTO ANNI FA: 1923

Giunta al suo ventesimo anniversario, la sezione Cento anni fa continua a esplorare un singolo anno della ricca e varia storia del cinema offrendo una selezione di classici intramontabili, rarità d’archivio e stimolanti documentari del 1923. Quest’anno ci concentriamo sugli emigré russi che lavoravano nella casa di produzione francese Albatros, sulla nascita del western come genere serio a Hollywood, sull’apoteosi del cinema espressionista tedesco e sugli ultimi bagliori del ‘diva film’ italiano. Dai cinegiornali dell’epoca, la memoria di eventi di grande importanza come il  terremoto del Kanto che devastò Tokyo e la scoperta della tomba di Tutankhamon. La maggior parte dei film in programma sarà proiettata in 35mm, ma presenteremo anche alcuni nuovi restauri digitali. 
A cura di Oliver Hanley

CENTO ANNI FA: 1923

IL SECOLO DEL CINEMA: 1903

Nel 1903 Méliès si trovava all’apice della sua arte grazie a splendide opere come Le Royaume des fées, film destinato a costituire il pezzo forte di un programma composto da una varietà di generi, in cui era sempre presente un buon numero di comiche e di trucchi visivi. Mentre i registi britannici portavano nel cinema il loro spirito innovativo, negli Stati Uniti – si veda The Great Train Robbery di Edwin S. Porter – facevano  la loro comparsa film improntati alla violenza e a trame d’azione. Nello stesso anno, Pathé frères rivaleggiava ambiziosamente con le superbe féeries introducendo le spettacolari produzioni di Lucien Nonguet dedicate a personaggi storici (Napoleone, Maria Antonietta). Diversi titoli Pathé – appartenenti alla collezione dei Corrick, una famiglia di intrattenitori ambulanti – saranno presentati in versioni restaurate a partire da copie australiane magnificamente colorate a mano. Ma il cinema non consisteva solo di queste produzioni internazionali: operatori locali hanno documentato il loro 1903 con singolari immagini in movimento. Preparatevi a restare incantati di fronte al talento di Herr Mohr, bancario di Kronberg, che si esibisce in un ballo en travesti!
A cura di Mariann Lewinsky e Karl Wratschko

IL SECOLO DEL CINEMA: 1903