UMANITÀ

Jack Salvatori


Scen.: Jack Salvatori, Umberto Sacripanti; Direz. della recitazione: Umberto Sacripanti; F.: Vittorio Della Valle, Carlo Montuori; M.: Mario Serandrei; Scgf.: Giancarlo Simonazzo; Mu.: Giovanni Fusco; Ass. R.: Ubaldo Magnaghi, Sergio Grieco; Int.: Rolando Lupi (William Solieri), Carla Del Poggio (Barbara), Janet Wolfe (Joan Bennett), Mauro Keeny (lo sciuscià), Gino Cervi (Mr. Kenny), Umberto Sacripanti (Zio Mattechella), Aldo Silvani (il filosofo), Franca Dominici (la maestra), Michèle Sorel (la puerpera), Domenico Palumbo (il compare), Alberto De Rossi (Antonio); Prod.: Umberto Sacripanti per l’Istituto Nazionale Luce con la coll. del Ministero per l’Assistenza Postbellica e dell’U.N.R.R.A.; 35mm. D.: 95’.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Ci sono due buoni motivi per presentare all’ala paziente e storicistica della cinefilia cinetecaria (i fiammeggianti possono astenersi dalla visione di questa pellicola giustamente dimenticata) questo film pastrocchio al cui titolo, come alla Loren, si può togliere o aggiungere a piacere una H, in questo caso latina: Umanità ovvero Humanitas. Prendendo l’H come sintomo di un film per metà alleato e per metà vaticano oltranzista, il Luce fa da collante produttivo agli sforzi dell’UNRRA, la United Nations Relief Rehabilitation Administration, il soccorso alleato ai paesi liberati, di cui soccorre fra l’altro l’infanzia abbandonata (si veda il primo numero della Settimana Incom del 15 febbraio 1946 in cui l’UNRRA dapprima si fa ricevere in San Pietro da Pio XII, e poi firma il trattato con il Governo italiano). Diciamo che nel cinema neorealista le premesse all’intervento dell’UNRRA sono incarnate alla perfezione dal soldatone nero dell’episodio napoletano di Paisà. Regista del film è un certo (in ogni testimonianza è descritto proprio così: “un certo”…) Jack Salvatori, ex uomo della Paramount a JoinVille quindici anni prima, uno di quegli italoamericani di ritorno che per un attimo trovano l’America in Italia. I motivi d’interesse del film risiedono in alcune immagini inedite di Cinecittà baraccopoli occupata dai profughi, con il filo spinato, la Messa al campo, la coltivazione delle patate (come in un film di Kaurismaki), il bucato alle fontanelle, la vendita di varechina e carbonella, il teatro numero cinque visto dall’alto (un’inquadratura che avrebbe colpito il regista di Intervista), dato che non si può filmare altrimenti questa multiproprietà indivisa di scatole di legno e di labirinti tramezzati. L’altro motivo è la scopiazzatura, il rifacimento e l’indigestione con conato di molte scene chiave e di molti personaggi topici del nostro cinema migliore di quegli anni. Come il portafortuna di Blasetti, Umberto Sacripante, il “prezzemolo” dei caratteristi Aldo Silvani e una delle ragazze più belle e più neorealiste, Carla Del Poggio in Lattuada. Finale americanissimo da Re-marrying Comedy. “Le scene di interno con Gino Cervi sono girate nei vecchi uffici del- l’Istituto Luce” (Ernesto G. Laura).

Tatti Sanguineti

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