TREMBLEMENT DE TERRE DE MESSINE

Prod.: Pathé 35mm. L.: 135 m. D.: 7’22” a 16 f/s

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Il terremoto di Messina, o dello statuto di realtà

Lo specifico audiovisivo predispone per la sua stessa natura una par­tita dall’esito sempre rinviato che si gioca tra la riproduzione e l’inter­rogazione della realtà.

Se volessimo adoperare alcuni strumenti critici per rilevare la distan­za tra il dato fenomenico e le tracce registrate dai media, potremmo prendere a sciagurato campione l’evento memorabile del 1908, ossia il devastante terremoto che alla fine dell’anno colpisce le province di Messina e Reggio Calabria e che attira a sé tutta l’attenzione naziona­le e internazionale.

La questione principale che si pone allo spettatore riguarda l’informa­zione – oggi diremmo piuttosto la comunicazione, decisamente più invasiva e up to date – e i modi di rappresentazione del reale. Che cosa si conosce? Cosa si sa veramente? E soprattutto, trattandosi anche di riproduzioni di immagini fisse e in movimento, cosa si vede? È in gioco con tutta evidenza l’intelligibilità stessa dell’evento, sia sul piano cognitivo sia su quello sensoriale.

“I cavi del telegrafo sottomarino, le linee telegrafiche, telefoniche e fer­roviarie sono in più punti guaste e interrotte e le notizie giungono incomplete e frammentarie” riporta II Giornale d’Italia il giorno succes­sivo alla catastrofe. Siamo trascinati con violenza nel bel mezzo di una situazione di estrema caoticità conoscitiva, equiparabile a una situa­zione di conflitto nella quale precipita e viene meno il regime abituale di veicolazione del senso.

Non è un caso, dal punto di vista interpretativo, che per far fronte all’immane catastrofe si dichiari da subito lo stato d’assedio, con la conseguente sospensione della giurisdizione ordinaria. Si instaura in questo modo un rapporto di analogia con uno scenario bellico immer­so in una nebbia semantica.

La registrazione meccanica reca con sé inevitabilmente la questione del tempo e l’esperienza della sua percezione. Ancora la stampa del­l’epoca tenta di misurare lo scarto che si frappone tra accadimento e durata soggettiva: “Si parla di una scossa iniziale, alle 5.23 del 28 dicembre, durata 32 secondi! Avete mai fissato sul piccolo quadrante dei minuti, sul vostro cronometro, quanto sono brevi trentadue secon­di, un mezzo minuto? Ebbene, mezzo minuto è stato anche troppo lungo per radere al suolo tutta una regione!” (LIllustrazione italiana). Lo statuto dell’immagine condanna l’immagine ad una vita effimera e caduca, ad una specie di morte in vita. Ecco il motivo per cui una manciata di quadri, ‘dal vero’ di pochi minuti esalano il respiro, ipno­tico e mortifero, di secoli interi.

Luigi Virgolin

 

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