RISATE DI GIOIA
Sog.: dalle novelle Le risate di gioia e Ladri in chiesa (1954) di Alberto Moravia. Scen.: Suso Cecchi d’Amico, Age e Scarpelli, Mario Monicelli. F.: Leonida Barboni. M.: Adriana Novelli. Scgf.: Piero Gherardi. Mus.: Lelio Luttazzi. Int.: Anna Magnani (Gioia Fabricotti detta Tortorella), Totò (Umberto Pennazzuto detto Infortunio), Ben Gazzara (Lello), Fred Clark (l’americano ubriacone), Edy Vessel (Milena), Mac Ronay (Alfredo). Prod.: Silvio Clementelli per Titanus. DCP. D.: 106’. Bn.
Scheda Film
La Magnani e Totò formavano una coppia inimitabile, irripetibile. Improvvisavano in una maniera così spontanea, così creativa, da fare rivivere la commedia dell’arte.
Ben Gazzara, in L’avventurosa storia del cinema italiano. Da La dolce vita a C’era una volta il West, volume terzo, a cura di Franca Faldini e Goffredo Fofi, Edizioni Cineteca di Bologna, Bologna 2021
Ultimo dei sette film di Totò diretti da Monicelli. Il film è poco conosciuto e l’autore non ne parla quasi mai nelle sue interviste. Eppure è uno dei titoli migliori della sua filmografia come di quella di Totò. Totò qui si affranca dal burlesco e dalla farsa (dove non occorre ricordare come brillasse il suo talento) per penetrare in una commedia di costume della migliore tradizione. Vi troviamo un dosaggio specificamente italiano e quasi sublime fra l’ironia e la compassione – mai stucchevole – nei confronti dei personaggi. L’autore vi disegna un superbo ritratto di Totò nei suoi eterni connotati: morale d’acciaio trionfante su ogni smacco, galanteria e rispetto delle donne (perfettamente anacronistico), incapacità quasi fisiologica di arrabbiarsi, flemma e rassegnazione. Le scene in cui Totò e la Magnani rievocano la loro ‘esperienza cinematografica’ sono da antologia.
Jacques Lourcelles, Dictionnaire du cinéma, Laffont, Parigi 1992
Risate di gioia è molto bellino soprattutto per la sceneggiatura. Il film lo è meno per colpa della Magnani, anche se era pensato per lei. Però capitò in un’epoca della vita della Magnani in cui le era venuta l’ossessione dell’invecchiamento mentre prima se n’era sempre fregata da dove la fotografavano o come si vestiva. […] Per farsi bionda ha voluto una parrucca bellissima invece doveva essere proprio come quelle che si ossigenano che dici oh Madonna mia che ha fatto, capito? Monicelli è un carattere forte ma con le donne non ha mai saputo molto combattere. Non ha saputo tener testa alla Magnani e questo ha rovinato il film che poi è carino lo stesso ma sarebbe stato irresistibile fatto come dicevamo noi, con la Magnani trucibalda.
Suso Cecchi d’Amico, in Scrivere il cinema, a cura di Orio Caldiron e Matilde Hochkofler,Edizioni Dedalo, Bari 1988