REGARD SUR LA FOLIE LA FÊTE PRISONNIÈRE

Mario Ruspoli

T. int.: Looking at Madness – A Party Imprisoned. F.: Michel Brault, Quinto Albicocco, Roger Morillere. Commento di Antonin Artaud interpretato da Michel Bouquet. Mo.: Henri Lanoe, Jacqueline Meppiel, Henri Colpi. Su.: Danièle Tessier. Prod.: Argos films HD Cam. D.:53’.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Nel 1961, sulla falsariga di Les Inconnus de la terre, Ruspoli realizza altri due film altrettanto emblematici di quello che definirà il ‘cinema diretto’, Regard sur la folie e La Fête prisonnière. Durante un’intervista, spiegherà: “Quando ho messo in piedi questa storia, il cui titolo iniziale era Toi l’Auvergnat (e che diventerà Les Inconnus de la terre), volevo solamente fare un film sui contadini. Poi mi sono accorto che nella Lozère troppi contadini finivano all’ospedale psichiatrico, ho voluto seguire questi casi; ciò si integrava ai miei studi sociologici… etnografici anche, dato che non vedo perché si do- vrebbe riservare il termine di ‘etnografia’ alle popolazioni lontane. Li si sarebbe dovuti chiamare alienati della terra” (da un’intervista di Nicole Zand su “Le Monde”, 20 settembre 1962). Studiando le conseguenze della desertificazione della Lozère, Ruspoli ha scoperto l’ospedale psichiatrico di Saint-Alban diretto dal dottor Tosquelles, i cui metodi pionieristici hanno partecipato in notevole misura allo sviluppo della psichiatria istituzionale. La macchina da presa Coutant, sempre sulla spalla di Michel Brault, ci offre con abilità ed empatia immagini fino ad allora inedite dell’universo manicomiale. Jean-Paul Sartre dichiarerà che Regard sur la folie “non è un documentario; ci invita con immagini ammirevoli a fare esperienza per la prima volta della malattia mentale; in tutto ciò che essa possiede di così vicino e di così lontano ci fa comprendere allo stesso tempo che gli uomini non sono tut- ti pazzi, ma che tutti i pazzi sono uomini”.

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