PENNY SERENADE

George Stevens

Sog: dal racconto omonimo (1940) di Martha Cheavens. Scen: Morrie Ryskind, Fred Guiol. F: Joseph Walker. M: Otto Meyer. Scgf: Lionel Banks. Mus.: W. Franke Harling. Int: Irene Dunne (Julie Gardiner Adams), Cary Grant (Roger Adams), Beulah Bondi (signorina Oliver), Edgar Buchanan (Applejack Carney), Ann Doran (Dotty ‘Dot’), Eva Lee Kuney (Trina a sei anni), Leonard Willey (dottor Hartley), Wallis Clark (giudice), Walter Soderling (Billings). Prod: George Stevens per Columbia Pictures. 35mm.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Cary Grant piange: l’evento cinematografico più sensazionale dai tempi di ‘La Garbo ride’. Il ruolo atipico assegnato a Grant per il suo terzo e ultimo film in coppia con Irene Dunne doveva molto al disincanto con cui Stevens guardava ormai non solo alla commedia in generale ma anche al significato del successo a Hollywood. In questo film, uno dei melodrammi più struggenti del cinema americano, la tematica del lutto e della sua accettazione – ricorrente nel cinema di Stevens e già esplorata in Vigil in the Night (Angeli della notte) – conferisce un’insolita maturità a una storia familiare. Lui e lei si incontrano, si innamorano (nessuno sa dirigere il ragazzo sui gradini di casa della ragazza con la sensualità arguta di Stevens), si sposano… ma durante un terremoto perdono il figlio non ancora nato. Decidono di adottare una bambina, ma questo non pone fine alle loro disgrazie, rievocate per mezzo di flashback dal punto di vista di Julie, interpretata da Dunne. Soffrendo in silenzio, Julie mette su una serie di dischi, e ogni canzone le ricorda un episodio; in ciascuno di essi il film dà ai suoi due attori lo spazio per giungere a una qualche verità sui rispettivi personaggi. Gli episodi più riusciti sono le scene sommesse e incantevoli che descrivono le piccole faccende domestiche dei due genitori. Il racconto semi-autobiografico di Martha Cheavens attirò l’attenzione di Stevens, che chiese di acquistarne i diritti per il suo primo incarico alla Columbia Pictures. Il Premio Pulitzer Morrie Ryskind, conservatore dai trascorsi socialisti, scrisse una prima stesura poi rifinita da Stevens e dal suo vecchio collaboratore dai tempi di Hal Roach, Fred Guiol. Stevens fa in modo che i due divi capiscano perché vengono trascinati dal loro mondo dorato in territori più cupi, dove la comicità è solo isterica. Dapprima la coppia si trasferisce all’estero, poi lascia la metropoli e infine si stabilisce in una piccola città della provincia americana. Man mano che le città si rimpiccioliscono i sogni si ridimensionano. È una prova d’amore e d’impegno familiare lungo i decenni; pur non occupando un arco cronologico esteso come Il gigante, Penny Serenade è più cupo e sincero. Sotto vari aspetti un film di transizione. Stevens, con il consueto stile distanziato che vieta ogni patetismo, racconta una tragedia senza il senso della tragedia.

Ehsan Khoshbakht

 

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Restaurato nel 2004 da UCLA Film & Television Archive in collaborazione con BFI National Archive con il sostegno
di The Film Foundation e Packard Humanities Institute, presso i laboratori Cinetech e Audio Mechanics