MAN OF THE WORLD

Richard Wallace, Edward Goodman

Scen.: Herman J. Mankiewicz. F.: Victor Milner. Mus.: Herman Hand. Int.: William Powell (Michael Trevor/Jimmie Power), Carole Lombard (Mary Kendall), Wynne Gibson (Irene Harper), Lawrence Gray (Frank Thompson), Guy Kibbee (Harold Taylor), George Chandler (Fred), Tom Ricketts (Mr. Bradkin), André Cheron (Victor), Tom Costello (Spade). Prod.: Paramount Publix Corp. 35mm. Bn. 

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Nei primi tempi trascorsi alla Paramount William Powell interpretò la sua quota di viscidi e di cattivi, ma questo film segnò la transizione verso un genere di personaggio meglio caratterizzato due anni dopo in Aman ti senza domani di Tay Garnett. Qui Powell è ancora un elegante truffatore, anche se provvisto di coscienza. Romanziere fallito, Michael Trevor lavora con una squadra di ricattatori, che prende di mira ricchi turisti nella Parigi degli anni Trenta. Quando conosce Carole Lombard vuole presto uscire dal racket, ma i suoi complici non glielo permettono. Il film fu girato durante la storia d’amore piuttosto sorprendente tra i due attori (si sposarono due mesi dopo l’uscita di Man of the World), e le loro interpretazioni sono entrambe insolitamente sobrie e controllate, con le voci che assumono una cadenza musicale alla fine di ogni frase, come in un duetto. Lombard è un’attrice brillante molto efficace in questa modalità pacata, assai distante dai ruoli da svampita che la resero famosa (si veda L’impareggiabile Godfrey). A tratti il ritmo del film è fiacco, probabilmente per l’inesperienza del regista teatrale Edward Goodman; quest’ultimo fu sostituito in corsa da Richard Wallace, presenza fissa degli studios, che fu poi l’unico regista accreditato.
Anche il finale del film è deprime te, inconsueto per il periodo, ma l’ottima scena conclusiva sul ponte della nave è agrodolce. Ed è quanto di più romantico possa esserci in una sceneggiatura di Mankiewicz. Wynne Gibson è particolarmente brava nel ruolo della complice respinta. Mank regala a Powell una battuta che fa riflettere, e che non si può fare a meno di trovare piuttosto personale: “In ogni cosa che facciamo, che lo sappiamo o no, c’è sempre un collaboratore”.

Philippe Garnier

 

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Copia proveniente da

per concessione di Park Circus