IL MULINO DEL PO –
Sog.: dall’omonimo romanzo di Riccardo Bacchelli; Scen.: Federico Fellini, Tullio Pinelli; Adattamento: Riccardo Bacchelli, Mario Bonfantini, Luigi Comencini, Carlo Russo, Sergio Romano, Alberto Lattuada; F.: Aldo Tonti; Mo: Mario Bonotti; Scgf.: Aldo Buzzi; Cost.: Maria De Matteis; Mu.: Ildebrando Pizzetti; Int.: Carla Del Poggio (Berta Scacerni), Jacques Sernas (Orbino Verginesi), Giulio Calì (Smarazzacucco), Anna Carena (l’Argìa), Giacomo Giuradei (Princivalle Scacerni), Mario Besesti (il Clapassòn), Leda Gloria (la Sniza); Prod.: Carlo Ponti per Lux Film 35 mm. D.: 107′. Bn.
Scheda Film
(…) considero questo film dall’atmosfera romantica, ma dai motivi di fondo realistici e dallo stile epico, come il lavoro più meritevole, se non il più rilevante, che il giovane regista Alberto Lattuada abbia finora realizzato. Capace di oltrepassare i confini soffocanti di un neorealismo ormai ripiegato su se stesso, raggiunge in diversi momenti, seguendo il fiume o la mietitura, una grandezza e una bellezza visiva decisamente elevate. (…) Dal lungo romanzo di Bacchelli, la cui storia sociologica e sentimentale è ambientata alla fine del secolo scorso sul Po, nella regione di Ferrara, gli sceneggiatori Federico Fellini e Tullio Pinelli (tra i più considerati in Italia) hanno estratto l’episodio più drammatico, sforzandosi forse un po’ troppo timidamente di restituirne l’obiettività dello stile. Ma che importa, dal momento che non si tratta più del libro, ma del film? Le loro simpatie, e con esse ovviamente quelle di Lattuada, sono decisamente a favore dei contadini e contro i proprietari. La storia del mulino e dei suoi abitanti si svolge infatti parallela a quella dei contadini oppressi dai padroni; un sindacato e uno sciopero generale affermeranno i loro diritti. Nello stesso momento la figlia del mugnaio piange il fidanzato ucciso dal proprio fratello… Dunque, questa fosca storia d’amore, che potremmo dire simbolicamente e fatalmente governata dallo spirito del fiume, acquista un’importanza quasi uguale, all’interno del racconto, a quella delle lotte sociali. Non mi pare ci si debba lamentare.
Émile Grêt, Il mulino del Po, “Ciné Suisse”, n. 445, 24 agosto 1949