Saving the family name

Lois Weber, Phillips Smalley

Sog.: Evelyn Heath. Scen.: Lois Weber. F.: Allen Siegler. Int.: Mary MacLaren (Estelle Ryan), Girrard Alexander (Mrs Winthrop), Carl von Schiller (Wally Dreislin), Jack Holt (Jansen Winthrop), Phillips Smalley (Robert Winthrop), Harry Depp (Billie Schramm). Prod.: Bluebird Photoplays per Universal. Pri. pro.: 11 settembre 1916 35mm. L.: 906 m. D.: 44’ a 18 f/s. Bn.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

In Saving the Family Name, suo terzo film da protagonista sotto la direzione di Lois Weber, Mary MacLaren interpreta un personaggio molto diverso. La balle­rina di fila Estelle Ryan finisce coinvolta in uno scandalo quando uno spasimante si suicida perché la ricca famiglia di lui disapprova la loro relazione. Sottotitola­to “Un dramma sull’orgoglio familiare e una ballerina”, il film illustra la costante attenzione di Weber per gli effetti nocivi del pettegolezzo e dello scandalo, sugge­rendo che chi è interessato a difendere la morale convenzionale (che qui, come indicato dal titolo, equivale a ‘salvare il buon nome della famiglia’) spesso indulge alla ben più immorale maldicenza. Weber offre anche una critica dell’immagine di vacuità femminile alimentata dallo show business, critica che trova il suo eroe in Robert, l’unico che riesce a vedere oltre lo scandalo e il glamour artificiale ap­prezzando Estelle per quello che è. In un’intervista con Richard Koszarski, Mary MacLaren ricorderà il “rispetto e la popo­larità” immensi di cui godeva Weber alla Universal e l’atteggiamento protettivo che mostrava nei confronti della sua diva: “Ca­spita, aveva idee molto rigide sulla morale e tutto il resto, e non voleva vedermi cam­biare” (Richard Koszarski, Truth or Reali­ty? A Few Thoughts on Mary MacLaren’s Shoes, “Griffithiana”, n. 40-42, 1991).

 

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