DESCRIPTION D’UN COMBAT
T. int.: Description of a Struggle. Sog., Scen.: Chris Marker. F.: Ghislain Cloquet. M.: Eva Zora. Mus.: Lalan. Su.: SIMO. Int.: Jean Vilar (narratore). Prod.: Wim van Leer, SOPHAC. Pri. pro.: 27 aprile 1961. Digibeta. D.: 54’. Col.
Scheda Film
Chris Marker è un poeta del nostro tempo. Ha approssimativamente l’età della rolleiflex che porta intorno al collo. Non ha scritto poesie, non colleziona stati d’animo: viaggia. Vaga. Osserva. Forse guarda il mondo come altri si dedicano alla lettura: con passione e curiosità, saltando all’occasione qualche pagina, per poi ritornarci più tardi. Forse prende anche degli appunti, delle fotografie. Ma non è sicuro. In ogni caso, non è né un diario di bordo, né un quaderno di schizzi, né un album di fotografie quello che lui riporta dalle sue peregrinazioni, ma sono dei film (di lunghezza inusuale), o quest’oggetto bizzarro, Les Coréennes [libro di fotografie di Chris Marker, Seuil, Paris 1959], che sfida sia le leggi della scrittura (ma non nella misura che avrebbe voluto) sia quelle dei generi letterari. […] In Lettre de Sibérie e in Description d’un combat le immagini vibrano come il timbro di una voce. E come non c’è voce senza timbro, non c’è, in Chris Marker, immagine (intendo dire, beninteso, l’immagine e il suo accompagnamento sonoro), dove non si avverta la personalità particolare del suo autore. Dipende dal fatto che ogni immagine di Description d’un combat è il racconto condensato, ellittico, di un’esperienza, di una presa di possesso del reale da parte di uno spirito e di una sensibilità che sono lo spirito e la sensibilità di Chris Marker. […] Al fondo l’arte di Marker rassomiglia molto a quegli amalgami che in pittura si chiamano collage. Max Ernst diceva scherzando: “Se è la piuma che fa il piumaggio, non è la colla che fa il collage”. Diciamo, parallelamente, che non è l’immagine che fa i film di Chris Marker. E neppure il commento. Ma senz’altro il montaggio di commento e immagine per il quale Bazin proponeva la definizione di montaggio orizzontale. Un montaggio estremamente originale, perché si manifesta al principio del film e non, come d’abitudine, nella sua fase conclusiva. È necessario precisare inoltre che non si tratta in questo caso di montaggio in senso tecnico (è evidente che dal punto di vista tecnico Marker deve necessariamente montare dopo le riprese e la trascrizione del commento), ma dell’attitudine umana di Marker di fronte alla realtà. Montare è, prima di ogni considerazione tecnica, un certo modo di vedere il mondo o, se si preferisce, di manifestarsi al mondo.
André S. Labarthe, Le Rolleiflex de Christophe Colomb, “Cahiers du cinéma”, n. 122, agosto 1961