Monte Sole, 1944

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“L’uomo che verrà vuol essere un film sulla guerra vista dal basso,
dalla parte di chi la subisce e si trova suo malgrado coinvolto nei grandi eventi della Storia che sembrano dimenticare le vite degli uomini”.
(Giorgio Diritti)

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Quello narrato nel film è in effetti un grande, terribile evento passato alla Storia come Strage di Marzabotto (dal nome del maggiore dei comuni colpiti) o, più specificatamente, Eccidio di Monte Sole.

Sul finire del 1943 l’Italia è un paese diviso in due a seguito della firma dell’armistizio da parte del re e dell’allora capo del governo Pietro Badoglio con gli Alleati anglo-americani: da sud le truppe alleate stanno avanzando mentre al centro e al nord l’esercito tedesco ha occupato il territorio e posto Mussolini a capo della Repubblica di Salò, uno stato fantoccio.

Per fronteggiare l’avanzata dell’esercito nemico, il comando tedesco ricorre alla fortificazione di una linea difensiva che prende il nome di Linea Gotica e, con il favore delle asperità dell’Appennino tosco-emiliano, si estende da Massa Carrara a Pesaro.

È in questo periodo che nella zona di Monte Sole, compresa tra il torrente Setta e il fiume Reno, a pochi chilometri da Bologna, comincia a formarsi una brigata partigiana, la Brigata Stella Rossa, guidata da Mario Musolesi, detto il Lupo. I partigiani che ne fanno parte vengono dalle famiglie di contadini che abitano la zona e che, con fatica, cercano di portare avanti il lavoro. Le ripetute azioni di guerriglia organizzate dalla Brigata in quei mesi danno filo da torcere alle forze nazifasciste compromettendone a più riprese le operazioni. È per questo motivo che nell’autunno del 1944 alcuni reparti dell’esercito tedesco e delle SS, comandati dal maggiore Walter Reder, compiono una terribile rappresaglia ai danni dei civili della zona, trucidando circa 770 persone, soprattutto anziani, donne, bambini, senza alcuna distinzione.

Sono proprio quelle persone, con le loro vite, le loro abitudini e le vicissitudini familiari, i protagonisti del film di Giorgio Diritti, il fulcro della narrazione che, come egli stesso ha affermato, parte dal basso, dal racconto di una quotidianità certamente segnata dalla guerra ma per certi versi anche molto distante da essa.

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