GHARIBEH VA MEH

Bahram Beyzaie

Scen.: Bahram Beyzaie. F.: Mehrdad Fakhimi, Firooz Malekzadeh. M.: Bahram Beyzaie. Scgf.: Iraj Raminfar. Int.: Parvaneh Massoumi (Rana), Khosrow Shojazadeh (Ayat), Manuchehr Farid (Zackaria), Esmat Safavi (Jeyran), Sami Tahassoni, Valiyollah Shirandami, Reza Yaghuti, Esmaeel Poor Rez, Mohammad Pour Reza. Prod.: Rex Cinema and Theatre Co. DCP. D.: 140’. Col.

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T. it.: Titolo italiano. T. int.: Titolo internazionale. T. alt.: Titolo alternativo. Sog.: Soggetto. Scen.: Sceneggiatura. Dial.: Dialoghi. F.: Direttore della fotografia. M.: Montaggio. Scgf.: Scenografia. Mus.: Musiche. Int.: Interpreti e personaggi. Prod.: Produzione. L.: lunghezza copia. D.: durata. f/s: fotogrammi al secondo. Bn.: bianco e nero. Col.: colore. Da: fonte della copia

Scheda Film

Un altro capolavoro del Cinema-ye Motafavet, il nuovo cinema iraniano, è stato ritrovato e riportato in vita. Inaccessibile per decenni, lo straordinario Gharibeh va meh di Bahram Beyzaie, che narra di un misterioso straniero giunto su una barca alla deriva in un villaggio costiero dove si innamora di una donna, è stato completamente restaurato a partire dai negativi originali scena e colonna.
In un racconto infinitamente simbolico, fantasmi del passato, paesa-ni retrogradi e forze che sfuggono al controllo dei personaggi trascinano lo spettatore in un vertiginoso labirinto di riti. Nella narrazione circolare meticolosamente strutturata del film, personaggi, tempi e spazi rimano e si rispecchiano l’un l’altro trasformando il cinema in un atto onirico. Gharibeh va meh e Cherike-ye Tara, di poco successivo, sono due dei film più intensi del cinema iraniano; in entrambi i personaggi sono il prodotto della reciproca immaginazione prima di trasformarsi in mito. Ad accomunarli vi sono inoltre i misteri del mare, l’uso di musica popolare preesistente al posto di una colonna sonora, la presenza del mito e del simbolismo, la forte influenza di teatro e letteratura classici persiani, ed entrambi pongono al centro (sia dell’attenzione/desiderio che del controllo) personaggi femminili determinati che vanno oltre i confini delle donne vittimizzate del cinema iraniano degli anni Settanta.

Ehsan Khoshbakht

 

Gharibeh va meh, o almeno alcune delle immagini principali di questo film, derivano direttamente dai miei incubi. All’epoca, la paura che si agitava dentro di me vivendo all’interno della società iraniana stava crescendo. La lettura e l’interpretazione del film da parte della critica, dopo la sua anteprima al Tehran International Film Festival, dimostrarono che i miei timori erano fondati: Gharibeh va meh era un avvertimento sul pericolo imminente a cui eravamo esposti, condizione che la gente ignorava o sceglieva di ignorare. I critici intercettarono questo senso di minaccia nel mio film e scelsero di attaccarlo e di etichettarlo come ‘incomprensibile’ e ‘antireligioso’.
Per questo mi commossi quando il messaggio del film, apparentemente indecifrabile per i critici iraniani, risultò chiarissimo a un critico inglese credo si trattasse di “Films and Filming” o “Sight & Sound”. Non ricordo le parole esatte del suo articolo, ma l’essenza della sua argomentazione era che Gharibeh va meh era una sorta di premonizione degli eventi a venire, e che il suo regista/scrittore era “cinque anni avanti rispetto al suo tempo”. Quello che mi colpisce oggi è: come faceva lo scrittore a sapere cosa sarebbe successo in Iran cinque anni dopo il completamento del film? Ovviamente si trattava della regressiva Rivoluzione iraniana.
Ironia della sorte, mentre il film veniva definito dagli intellettuali iraniani “sconcertante e anti-Islam”, veniva proiettato, senza il mio permesso, a una conferenza sull’Islam a Londra. In realtà Gharibeh va meh rappresenta un rifiuto a entrambe le accuse: un rifiuto dell’intellettualismo e della religione.

Bahram Beyzaie

Copia proveniente da

Restaurato in 4K nel 2023 da The Film Foundation’s World Cinema Project e Cineteca di Bologna in collaborazione con Bahram Beyzaie. Con il sostegno di Hobson/Lucas Family Foundation. Il restauro è stato realizzato a partire dal negativo originale scena e colonna ed eseguito presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata. Un ringraziamento speciale a Ehsan Khoshbakht