Rodolfi e Gigetta, coppia in commedia
Come inizia la conoscenza storica, come entra una persona del passato nel nostro mondo? Per esempio, può semplicemente bastare che un amico citi un nome che tu non avevi mai sentito: “Ah, Eleuterio Rodolfi…”. Poco dopo Rodolfi era diventato per me il regista e l’attore di una brillante commedia come L’acqua miracolosa, dal punto di vista visivo e umano, un film elegante e allo stesso tempo simpatico (il tradimento rende felici tutti i protagonisti) e di un frammento di una bellezza dirompente, L’oca alla Colbert che è stato proiettato durante l’ottava edizione del Cinema Ritrovato nel 1994. Indimenticabili, le vetrine illuminate a festa di una sera d’inverno, e Gigetta sul ponte con il manicotto in pelliccia dentro una leggera bufera di neve… Per anni la memoria è rimasta ancorata a quel frammento di film, a quel nome inusuale (Eleuterio) e al desiderio di vederne e saperne di più.
Dopo la presentazione al Cinema Ritrovato dello scorso anno di Gli ultimi giorni di Pompei, L’acqua miracolosa e soprattutto di Forza irresistibile, un esaltante pas-de-deux di Gigetta e Rodolfi, soddisfiamo ora la nostra aspirazione di realizzare una retrospettiva. Anche se ci si è dovuti scontrare con il tasso di sopravvivenza, o meglio, di perdita dei film: dei centosettanta stimati in cui Rodolfi compariva come attore o regista, a livello mondiale ne sono stati individuati venticinque, tra cui tre in forma frammentaria (Il francobollo raro, Cenerentola e Ah! Le donne!) Le nuove commedie da riscoprire di Rodolfi e (per lo più) di Gigetta si distinguono per spirito, eleganza e arguzia. Eleuterio Rodolfi non è particolarmente bello, ma è sempre “dapper” come si direbbe in inglese, e a lungo andare, una donna questo lo sa bene, sono più fruttuosi un buon intrattenimento e una buona giovialità rispetto a un aspetto abbagliante. Lo stesso vale per Gigetta Morano, non una diva ma molto di più: una donna e attrice piena di charme, burlona e intelligente Durante le visioni per la retrospettiva, abbiamo dovuto constatare che il frammento pieno d’atmosfera con Gigetta immersa nella notte invernale non può essere L’oca alla Colbert del 1913 (nonostante compaiano nel film tante oche graziose). È stato quindi nuovamente identificato come I raggi “Z” del 1917; regia sconosciuta (Rodolfi non escluso). Nel programma si guadagna un posto in ogni caso.
(Mariann Lewinsky)
Eleuterio Rodolfi e Gigetta Morano: conosciamo già Gigetta, una delle protagoniste della “rivoluzione femminile” inaugurata nella scorsa stagione del festival; meno sappiamo di Rodolfi, defilato factotum, regista, attore ed infine produttore. La sezione si divide in tre parti che ripercorrono la sua carriera nei vari ruoli da lui assunti nel processo produttivo, in molti casi legati alla presenza di Gigetta: un excursus che vuole ricostruire la carriera di questo personaggio estremamente prolifico e così poco conosciuto. Rodolfi, negli anni Dieci, è uno dei protagonisti nel panorama produttivo torinese: figlio di un famoso attore teatrale, dopo un fulminante esordio di carriera che lo porta in numerose compagnie di giro (fra cui va citata almeno quella di Ermete Novelli), passa al cinema nel 1911, iniziando un sodalizio professionale ed artistico con la Ambrosio che durerà fino al 1916-17.
Dalle commedie ai drammi, Rodolfi si muove agilmente fra regia e recitazione, e forse per questo gli viene affidata la regia di uno dei film più famosi del cinema muto italiano, Gli ultimi giorni di Pompei; nel complesso, per la Ambrosio, Rodolfi recita in 95 film, e ne dirige un’ottantina. Nel 1916, inoltre, inizia anche a lavorare per la Jupiter Film, casa di produzione alla quale passerà definitivamente l’anno successivo, realizzando sette film, di cui uno solo sopravvissuto (Ah! Le donne!). Nel 1919 fonda invece la propria casa di produzione, una società eccezionale sia per la sua continua (seppur breve) attività, che per la sua innovativa linea produttiva, maggiormente influenzata dal cinema d’oltralpe che, a differenza di quello italiano, sta velocemente sviluppando un linguaggio espressivo più dinamico.
Un dinamismo tematico e tecnico che nasce comunque dai tempi dell’Ambrosio: Rodolfi è certo uno dei primi registi ad affermarsi come tale, ed il primo a concepire, insieme a Gigetta, un genere nuovo nel cinema italiano: la commedia. Dismessi gli inseguimenti a catena delle comiche precedenti, Rodolfi è semplicemente “Rodolfi” e Gigetta è semplicemente “Gigetta”: una coppia adulta, equilibrata, che sorride con indulgenza ad un mondo che cambia in fretta, ma soprattutto abbatte i codici morali della fedeltà, della famiglia e dell’adulterio: sul piano esistenziale, il tradimento diviene leggero ed accessorio come la prova di un abito dalla sarta…
(Chiara Caranti)
Programma a cura di Chiara Caranti e Mariann Lewinsky