Osservatorio del cinema muto italiano: film d’arte italiana 2003
Il progetto di conservazione e restauro della collezione di film prodotti dalla Film d’Arte Italiana è giunto, quest’anno, ad una nuova tappa. La Cineteca di Bologna, in seguito al ritrovamento presso la Cinémathèque Française di un corpus unico di film prodotti dalla FAI e costituito da negativi originali in nitrato tutti lavorati all’epoca nello stesso laboratorio, ha avviato negli anni Novanta il suddetto progetto, volto a riportare sugli schermi questo capitolo prezioso ma poco conosciuto del cinema italiano. In collaborazione con la Cinémathèque Française, sono stati restaurati, nel corso di questi anni, ben diciannove film, mentre altre otto copie sono state preservate.
Quest’anno, gli interventi di restauro legati al progetto FAI si sono indirizzati verso tre film: Marco Visconti (1911), Beatrice d’Este (1912) e Un dramma a Firenze (1912). La scelta è stata motivata, oltre che dalla volontà di aggiungere nuovi tasselli a quanto realizzato finora, anche dal desiderio di contribuire a rendere omaggio alla diva per antonomasia del cinema italiano: Francesca Bertini. L’attrice aveva infatti debuttato al cinema proprio grazie alla FAI. Anche se divenne famosa solo successivamente, questi anni di gavetta furono fondamentali per potersi misurare con la macchina da presa. La sua permanenza alla FAI durò due anni, dal 1910 al 1912, durante i quali interpretò diversi ruoli, in venti film. Oggi, ne sono sopravvissuti quattordici, dei quali ne proponiamo qui una parte. Ad ogni modo, abbiamo ritenuto opportuno presentare anche altri film prodotti dalla FAI, in cui la nostra diva non compare. Tale scelta nasce dalla volontà di mostrare, nel corso degli anni, quanto e cosa è sopravvissuto della suddetta produzione, al fine di avere un’idea più chiara su quella che, fino a pochi anni fa, era considerata una casa minore. Per motivi di coerenza, si è dato maggior spazio ai film in costume, tipici della prima ondata produttiva della FAI, di cui i film interpretati dalla Bertini fanno parte.
Non bisogna però dimenticare che la FAI, dal 1913 in poi, orientò la sua produzione verso film più moderni, commedie e melodrammi borghesi ambientati in epoca contemporanea. Per tale motivo proponiamo un film come Silvio e lo Stradivarius, testimone concreto di questo cambiamento di rotta.
Alessia Navantier