Omaggio ad André Deed
André Deed è una delle grandi figure del burlesque francese e italiano. A lungo apprezzato dal pubblico al quale lanciava sguardi di complicità prima di effettuare acrobazie o di effettuare azioni sorprendenti, cercava l’approvazione per le sue prodezze, per le sue malizie, per i suoi amori felici o infelici. Deed si distingue in particolare per l’impiego di elementi surreali. A partire da situazioni classiche che mettono in scena inseguimenti, cadute e distruzioni, si precipita nelle gag più raffinate. Caccia dei pesci e pesca dei conigli, appare e scompare, è ad un tempo materiale e immateriale, ora facendosi bastonare, ora divenendo un corpo invulnerabile. Fragile e indistruttibile, colpisce e trapassa: non ci sono muri che resistano ai suoi assalti o pareti che non si possano attraversare. Alla confluenza fra le invenzioni di Méliès, i trucchi di Segundo de Chomón, le fantasticherie suggerite da Giovanni Pastrone, non esita a fare entrare nella finzione narrativa la dea folgorante dell’Itala o il gallo della Pathé. (…)
La carriera di André Deed è alla fine dei conti meno uniforme di quello che si è generalmente scritto. Dopo il successo degli anni passati all’Itala poi alla Pathé, quando Deed riparte per l’Italia nel 1915 ha la volontà di rinnovarsi: abbandona i film corti a favore del lungometraggio e incrementa la sua vena comica interessandosi alla satira di costume, al film poliziesco, alla fantascienza. Si impegna in un processo di trasformazione che culmina con L’uomo meccanico. Ma la cosa finisce in nulla per ragioni sconosciute nelle quali si confondono senza dubbio le scelte private, le necessità economiche, la crisi del cinema italiano. La fine della sua carriera ha qualcosa di patetico: Deed si lancia nella difesa di un cinema comico di cui lui stesso ha tracciato i limiti andando a esplorare campi sconosciuti.
Jean A. Gili