Omaggio a Mary Pickford

Per coloro che non l’hanno mai vista, Mary Pickford è sinonimo delle storie strappalacrime tipiche dell’epoca muta: la si ricorda come una povera orfanella sperduta nel mondo crudele, costantemente in balia del fato. La sua notorietà è paragonabile a quella di Chaplin; ma mentre quest’ultimo è l’indiscusso simbolo del cinema muto comico, Mary Pickford è diventata la rappresentante del cinema muto drammatico. Nulla di più assurdo e inesatto: Mary Pickford era essenzialmente un’attrice comica, anche se questa definizione non rende giustizia alle sue altrettanto notevoli doti di attrice drammatica. I suoi film erano quasi sempre commedie, in cui i momenti allegri erano arricchiti da un pathos autentico e da molta emozione. Erano film sentimentali, ma raramente stucchevoli. Il personaggio di Mary Pickford aveva un carattere dolce e al tempo stesso focoso. Era incantevole: sprigionava fascino e cordialità, ma aveva l’incontenibile ardore irlandese. Quando una situazione le sfuggiva di mano, non si lasciava andare all’autocommiserazione; dava in escandescenze e cercava di fare qualcosa, spesso con risultati spassosamente disastrosi. La sua recitazione era assolutamente naturale e non risulta in alcun modo datata. Al contrario, ancora oggi appare fresca e vivace come all’epoca in cui Mary Pickford era la Fidanzata d’America, con eserciti di imitatrici ma nessuna rivale. Non è esagerato affermare che Mary Pickford e suo marito Douglas Fairbanks influenzarono la produzione cinematografica americana più di chiunque altro, se si eccettua D.W. Griffith. Ma verso il 1920 anche l’importanza di Griffith era ormai in declino. I suoi film avevano lasciato un’impronta indelebile sui metodi e sulle tecniche di produzione, ma ora i suoi contemporanei lo stavano superando con opere altrettanto raffinate e ingegnose. Mary Pickford e Douglas Fairbanks, grazie ai loro straordinari successi commerciali, divennero le nuove figure di spicco. L’industria attendeva ogni nuova produzione dei loro studi con la stessa impazienza con cui, alcuni anni prima, aveva atteso ogni nuovo film di Griffith. Pickford e Fairbanks erano abili cacciatori di talenti e, grazie al loro senso degli affari, sapevano come servirsene. Le loro scelte erano dettate sia da considerazioni di carattere commerciale che dai meriti artistici delle persone e le loro produzioni raggiungevano i massimi standard possibili in ogni aspetto. Mary Pickford si serviva del miglior operatore dell’epoca, Charles Rosher, mentre Douglas Fairbanks ricorreva al talento di tecnici quali Arthur Edeson e Henry Sharp. Entrambi ebbero sotto contratto i registi più famosi – Sidney Franklin, Marshall Neilan, Raoul Walsh, Ernst Lubitsch, Maurice Tourneur – mentre a quelli meno noti offrirono l’opportunità di realizzare i migliori film della loro carriera. Benché Mary Pickford sostenga di aver raramente esercitato qualche forma di controllo sui registi, il suo operatore Charles Rosher afferma che il più delle volte era lei stessa a dirigere le scene: «Spesso il regista dirigeva soltanto le comparse. Tutto quel che c’era da sapere sul cinema, lei lo sapeva perfettamente.»

Kevin Brownlow