Omaggio a Budd Boetticher

I film che Budd Boetticher realizza negli anni ‘50 insieme a Randolph Scott riducono il genere ai suoi elementi essenziali: un uomo con un cavallo, una pistola e un passato con qualche questione in sospeso. Boetticher e i suoi collaboratori si liberano di tutto il bagaglio psicologico e mitico che il western aveva acquisito. Non vi è alcun destino o motivazione evidente, soltanto personaggi dai tratti nitidi, tensione narrativa e magnifici paesaggi, il tutto permeato da un tocco di humour. Scott era perfetto: un attore il cui volto poteva esprimere tutto e nulla. Un volto che sapeva essere molto eloquente, ma in cui si poteva vedere anche il semplice stoicismo, una sorta di rifiuto a lasciarsi turbare dalle emozioni. E a Lone Pine, California, Boetticher trova gli esterni perfetti: un paesaggio fatto di affioramenti di granito che brillano aspri sotto il sole cocente, con la cima tagliente del Monte Whitney sempre visibile all’orizzonte. Come Ford con la Monument Valley, Boetticher non fu il primo a servirsi di quei luoghi (George Stevens vi aveva girato Gunga Din, ed anche Gene Autry aveva una particolare predilezione per quei paesaggi). Ma Boetticher li rese suoi.

I quattro film di questa sezione, tutti restaurati, furono sceneggiati da Burt Kennedy (lo scrittore e il regista sono scomparsi l’anno scorso, a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro). È a Kennedy che vanno attribuiti lo spirito laconico e i concisi epigrammi. Ad esempio: «Ci sono certe cose che un uomo non può cavalcare». Battute come questa incarnano la quintessenza della filosofia western. La prima sceneggiatura, Seven Men from Now, fu scritta su commissione per la casa di produzione di John Wayne. Ma Wayne non la lesse mai. Un anno dopo, Kennedy la sottopose a Robert Mitchum, che gli offrì 15.000 dollari. Solo allora Wayne dimostrò il proprio interessamento, e altrettanto fece la Warner. Ma Wayne era impegnato con The Searchers, così la parte venne offerta prima a Joel McCrea, poi a Robert Preston. Soltanto dopo che entrambi l’ebbero rifiutata, venne interpellato Randolph Scott. E Scott scelse Boetticher per la regia. Il resto è storia del cinema.

Edward Buscombe