Mario Soldati, uno scrittore a Cinecittà

Scrittore celebre, ma solo di recente riconsiderato tra i grandi italiani del dopoguerra; regista cinematografico; autore e conduttore televisivo; giornalista e appassionato di cibi e vini. Mario Soldati è stato una personalità presente e ingombrante della cultura italiana, e il suo presentarsi come un vecchio gentiluomo a suo agio con i media del Novecento non lo ha agevolato nella stima dei critici, anche se in vita gli ha sempre garantito il favore del pubblico. Alcuni suoi titoli oggi sono considerati classici del nostro Novecento, dal libro di viaggio America primo amore (1935) ai tre romanzi brevi di A cena col commendatore (1950) a Le lettere da Capri (1954).
Il suo cinema è per più versi inafferrabile. Anche perché ha poco in comune con la sua opera narrativa. Scrittore riconoscibilissimo, indagatore sottile e ironico di dilemmi morali ed erotici, segnato dall’educazione cattolica, Soldati regista si è invece reinventato continuamente, sul modello ideale del grande cinema americano. Dopo l’apprendistato negli anni Trenta come sceneggiatore di Camerini (sulle cui orme esordisce con Dora Nelson, una delle più belle commedie del periodo), Soldati conosce il successo con Piccolo mondo antico (1940), che lancia Alida Valli e rimane uno dei film più noti di quell’ondata di adattamenti letterati bollata come ‘calligrafismo’. Il successivo Malombra (1942) porterà questa poetica agli esiti forse più alti, e gran parte del suo cinema ruoterà sempre intorno a grandi personaggi femminili. Nel dopoguerra, mentre intorno trionfa il neorealismo, continua ad adattare classici di Fogazzaro o Balzac, ma filma anche un noir sorprendente su un fascista braccato dopo la Liberazione, Fuga in Francia (1948). Poi si dedica alle commedie e ai film di cappa e spada, per sorprendere nuovamente con il primo adattamento di un romanzo di Moravia, La provinciale (1953). E dopo aver immesso una vena visionaria in film di genere come La donna del fiume (1954, scritto insieme a Pasolini, Flaiano, Moravia, Bassani e altri) si congeda dal cinema con un’altra affettuosa ricostruzione d’epoca, Policarpo, ufficiale di scrittura (1959). Nel frattempo diventa uno dei pionieri dalle televisione, con due reportage celeberrimi (Viaggio nella valle del Po alla ricerca dei cibi genuini, 1957-58, e Chi legge?, 1960), per dedicarsi infine a tempo pieno alla scrittura. Ma a quel punto il cinema continuerà a ossessionare le sue pagine, in numerose novelle e in romanzi che dal sottobosco di Cinecittà sanno trarre intrighi irresistibili, come nel memorabile romanzo L’attore (1968).
Soldati regista è un grande autore ‘all’americana’, che sembra prendere il cinema sottogamba e che va controtempo rispetto alle grandi correnti cinematografiche, ma che alla lezione di Hollywood aggiunge la continua tentazione verso uno sguardo svagato, che si lascia conquistare dalle attrici, dai caratteristi, dai luoghi.

Emiliano Morreale