Marcello Come Here: Mastroianni ritrovato (1954-1974)

Programma e note a cura di Gian Luca Farinelli ed Emiliano Morreale

 

Ci sono attori che per tutta la carriera, passando da un ruolo all’altro, si sono costruiti una personalità multiforme e indefinibile, ce ne sono altri che sono stati fedeli al proprio personaggio dal primo all’ultimo film. E poi c’è Marcello Mastroianni. Una figura d’attore irripetibile, che ha coniugato aspetti difficili da coniugare: il grande interprete e l’icona, l’eleganza e l’empatia, la sensibilità e lo scanzonato disincanto. Nella tradizione del festival la retrospettiva consisterà in una selezione di otto titoli, attraversamento d’una carriera eccezionale: da Giorni d’amore di Giuseppe De Santis, che gli valse il primo premio della carriera, al grande successo di La fortuna di essere donna, commedia popolare di Blasetti, dall’incontro di una vita con Fellini ai set internazionali che gli consentivano di lasciare Roma e rendersi irreperibile.
Il giovane Mastroianni, acerbo interprete tra cinema e teatro, commedia e dramma, viene intuito come attore versatile da Luciano Emmer, che lo valorizza in ruoli brillanti, trova la prima dimensione divistica nei film con la Loren, e ovviamente diventa se stesso, diventa ‘Marcello’, nella Dolce vita. In quegli anni molti registi lavorano sulla sua presenza scenica, offrendogli stili e ruoli diversissimi: dal Bolognini del Bell’Antonio al Monicelli dei Compagni, dal Germi di Divorzio all’italiana allo Zurlini di Cronaca familiare.
E se i film di De Sica in coppia con la Loren lo confermano come sex symbol internazionale e icona glamour italiana, sarà invece Ferreri (da Break Up in poi) a rendere ancora più anti-realistico il suo understatement, spingendolo a una allegorica passività.
Ma la carriera di Mastroianni è piena di incontri strani, deviazioni, strade interrotte, tra Italia, Francia e paesi anglosassoni, che (anche nella sua stagione d’oro, tra anni Sessanta e Settanta, quella in cui raggiunge vertici come Una giornata particolare) ne svelano aspetti inediti: l’Eduardo pop anzi quasi optical di Spara forte, più forte… non capisco, il Boorman di Leo the Last, le autoironiche apparizioni in film eccentrici come Che? di Polanski. Una vita non ‘per il cinema’, ma attraverso il cinema, dentro e fuori, con ironia, vitalità e disincanto, come ci racconta l’attore stesso in un documentario fondamentale ma poco visto che è il suo testamento, Mi ricordo, sì, io mi ricordo.

Gian Luca Farinelli ed Emiliano Morreale

Programma