LOIS WEBER, UNA MAGA!

Lois Weber è stata la più importante donna cineasta del cinema muto americano, considerata all’epoca una delle ‘tre grandi menti’ dell’industria insieme a Griffith e DeMille. Mentre i suoi contemporanei hanno goduto di una posizione privilegiata nella storia del cinema statunitense, Weber è rimasta relegata a una sorta di zona d’ombra. Il Cinema Ritrovato presenta la prima significativa rassegna delle sue opere proponendo molti film recentemente riscoperti e restaurati che abbracciano tutte le fasi della sua carriera.

Tra tutte le donne attive nel primo cinema americano, Weber produsse l’insieme di opere più consistente e omogeneo. Lavorò per oltre venticinque anni nel cinema, sceneggiando e dirigendo più di quaranta film e centinaia di cortometraggi. Dopo gli inizi a New York, nel 1913 Weber approdò a Los Angeles e all’emergente studio system, diventando la principale regista della Universal e la prima donna a far parte della Motion Picture Directors’ Association. Nel 1917 fondò la Lois Weber Productions, si prodigò per dare più spazio alle donne a Hollywood e assunse un ruolo rilevante nella neonata Academy of Motion Picture Arts and Sciences. La sua carriera mette in luce due aspetti salienti della Hollywood delle origini: l’importanza dell’attivismo nella nascente industria cinematografica e il ruolo rilevante di tante donne nella creazione della cultura cinematografica americana.

In un’epoca ancora caratterizzata dalla diffidenza verso il possibile impatto culturale del cinema, Weber girò film di enorme successo e molto controversi su temi scottanti. Il suo impegno politico progressista la distinse dai contemporanei come Griffith e DeMille che cercavano di legittimare la nuova arte allineandola alla cultura alta. Weber vedeva invece i film come ‘giornali vivi’ capaci di coinvolgere l’opinione pubblica in dibattiti sulla pena di morte, la tossicodipendenza, la povertà e la contraccezione. Trasse spunto anche da tematiche di impatto meno sensazionalistico ma altrettanto scomode, come l’ipocrisia religiosa, la scarsa considerazione per le figure educative e il pettegolezzo. I suoi film si incentravano sui profondi cambiamenti nella vita delle donne, e dunque nelle relazioni uomo-donna, che turbavano gli americani all’inizio del ventesimo secolo.

Lois Weber colse non solo l’impatto sociale del cinema in quanto ‘linguaggio senza voce’ ma anche il suo impatto visivo in quanto mezzo narrativo. Assieme al direttore della fotografia Dal Clawson si lanciò in sperimentazioni con dissolvenze e sovrimpressioni, sofisticate tecniche di illuminazione e riprese in esterni, creando effetti tra i più ingegnosi dell’epoca.

Weber non era semplicemente conosciuta per i suoi film, di cui sovente era anche interprete, ma fu tra i primi registi a divenire una vera e propria celebrità. La sua relazione con il marito e collaboratore Phillips Smalley era un aspetto centrale di questa immagine pubblica. La loro unione coniugale e professionale era spesso presentata come un modello per la più moderna tipologia matrimoniale che stava emergendo nella cultura americana.

Malgrado la sua considerevole produzione e la singolare fama di cui godette a Hollywood, Lois Weber si è “perduta nella storia del cinema”, come osserva Anthony Slide, ed è stata “furiosamente dimenticata”, come scrive Richard Koszarski: ci auguriamo che la nostra retrospettiva inizi a porre riparo a una simile ingiustizia.

(Shelley Stamp)

Programma a cura di Shelley Stamp