Cento anni fa. Intorno al 1915

Programma a cura di Mariann Lewinsky e Giovanni Lasi


La sezione Cento anni fa è di nuovo, come lo scorso anno, organizzata in capitoli tematici, ciascuno dei quali comprende diversi film o programmi. Se alcune opere del 1915 – tra queste il serial Les Vampires, o i diva film italiani Assunta Spina e Il fuoco – appartengono al canone della storia del cinema, i temi cruciali della sezione si connettono piuttosto alla storia politica e alla catastrofe in corso, l’avanzare della guerra.
Il conflitto devasta l’Europa e conduce alla rovina le sue industrie cinematografiche e il relativo business internazionale. Francia e Italia (che entra in guerra il 24 maggio 1915) perdono il vasto bacino d’esportazione degli imperi centrali tedesco, austro-ungarico e ottomano. Si chiudono i canali commerciali: nell’estate 1915 il distributore Jean Desmet, che opera nella neutrale Olanda, si trova obbligato a presentare programmi realizzati con film d’epoca prebellica, alcuni persino del 1910 o 1911, per mancanza di nuovo materiale.
I temi del diva film, della guerra e dell’emigrazione non sono confinati a Cento anni fa, ma compaiono anche in altre sezioni – cinema armeno, Velle e Murillo, Valentina Frascaroli e i Ritrovati e restaurati muti –, strettamente in dialogo tra loro.
Il mio più vivo ringraziamento va agli archivi che hanno conservato e prestato i film e ai colleghi che mi hanno aiutato a realizzare la sezione.

Mariann Lewinsky

 

1915. Il cinema italiano

Nei primi mesi del 1915 la produzione marcia a pieno regime, stimolata dai grandi successi ottenuti nel biennio precedente. Lyda Borelli, Francesca Bertini, Pina Menichelli, Gustavo Serena, Alberto Capozzi, Emilio Ghione, per citare i più noti, sono tra i protagonisti di un fenomeno sociologico di portata planetaria: l’idolatria delle masse per le dive e i divi del cinematografo. Nel 1915, non a caso, si confezionano a loro misura alcuni dei film più notevoli della cinematografia muta italiana: Assunta Spina e Diana l’affascinatrice, interpreti Francesca Bertini e Gustavo Serena, Il fuoco per la coppia Pina Menichelli e Febo Mari, Fior di male e Rapsodia satanica – uscito nelle sale solo nel 1917 – interpretati dall’impareggiabile Lyda Borelli. Lo stato di grazia del cinema italiano non dipende esclusivamente dall’eccellenza degli attori, ma anche dalla qualità della messa in scena che si deve a una generazione di grandi direttori artistici, Carmine Gallone, Nino Oxilia, Gustavo Serena, Augusto Genina, che nel 1915 hanno ormai raggiunto la piena maturità. Anche dal punto di vista tecnico il cinema italiano può contare su professionisti di altissimo livello come i direttori della fotografia Carlo Montuori, Alberto Carta, Angelo Scalenghe e Giorgino Ricci.
Con l’entrata in guerra dell’Italia, le luci che fino a quel momento avevano abbagliato il cinema nazionale lentamente si affievoliscono e sulla scena, in sintonia con il clima bellico, si fanno strada altri miti e altre più aggressive ideologie.

Giovanni Lasi

Programma