IL SECOLO DEL CINEMA: 1903

A cura di Mariann Lewinsky e Karl Wratschko

La serie Cento anni fa ebbe inizio vent’anni fa, nel 2003, quando Tom Gunning presentò cinquantacinque film del 1903 in una sezione intitolata Il primo grande anno del cinema. Il nostro attuale titolo, Il secolo del cinema: 1903, non è molto più originale. Stupiscimi! o Il grande esperimento sarebbero forse stati più appropriati; l’assertivo I migliori anni della storia del cinema, quantomeno corretto.
Eccoci allora di nuovo qui, al 1903, ma per dirla con Eraclito, non ci si può immergere due volte nella stessa visione. Dei sessantaquattro titoli nei nostri sei programmi solo dodici sono stati mostrati nel 2003, ed è probabile che più o meno la stessa percentuale di spettatori che erano (o avrebbero potuto essere) presenti a quelle proiezioni saranno seduti tra il pubblico del 2023. Inoltre, quel che non è cambiato nella situazione generale, è che i film d’inizio Novecento rimangono uno dei capitoli più sottovalutati e meno conosciuti della storia del cinema, e per questo Il Cinema Ritrovato continua a offrire l’opportunità di scoprirli.
Film? O dovremmo piuttosto chiamarli vedute o quadri, le parole che si usavano nel 1903 per indicare i singoli brevi elementi d’un programma composito, evidenziando così la fondamentale differenza rispetto al cinema che verrà?
La nostra intenzione è quella di liberare tanto i film del 1903 quanto il pubblico del 2023 da ogni obbligo didattico, e quel che raccomandiamo agli spettatori è una volontaria sospensione dell’abitudine alla visione del cinema classico. Cerchiamo di apprezzare questi film nella loro radicale differenza, godiamoci la tregua da ogni coerenza narrativa e psicologica, lasciamoci gioiosamente stupire. Anticipando anni ormai prossimi, quando, intorno al 1907, il cinema raggiungerà una propria meravigliosa identità estetica – poi destinata a sua volta ad andare perduta.
In omaggio al primo curatore di questa sezione, concludiamo con un estratto da una recente intervista a Tom Gunning: “Credo che il merito del convegno di Brighton del 1978 sia stato quello di mettere il cinema delle origini sotto gli occhi di noi tutti, e correggere l’idea che prima di Griffith non c’era stato nulla di rilevante e i film delle origini erano per così dire una noia. Invece lì scoprimmo che quei film erano straordinariamente interessanti. Avevano uno stile non narrativo, che […] implicava una nuova riflessione sul rapporto con lo spettatore, una nuova riflessione sullo spazio; tutta una serie di cose che erano radicalmente diverse e […] un approccio alternativo, non focalizzato sulla narrazione. Christian Metz pretende che il cinema sia per sua stessa natura un’arte narrativa. Per Metz, non si tratta nemmeno di un punto di vista teorico. È un dato incontestabile. Ed è proprio questa incontestabilità che allora venne sfidata, una sfida a cui la stessa storia del cinema ci autorizzava”.

Mariann Lewinsky e Karl Wratschko

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