Il cinema più grande della vita (terza parte) – Omaggio a Vincente Minnelli

Nello splendido Cinema Arlecchino, pensato originariamente per il CinemaScope e per i “materiali più spettacolari”, continua la nostra presentazione di film dell’epoca d’oro del widescreen. Il formato 2:55,1 a volte veniva combinato a una mise-en-scène che sapeva cogliere la magia del grande schermo con una creatività e una magnificenza forse impareggiabili.

Questo viene ampiamente dimostrato dalla serie di film in CinemaScope di Vincente Minnelli, con copie che rendono questa occasione un privilegio ancor più raro: Brigadoon, Qualcuno verrà, A casa dopo l’uragano, Susanna agenzia squillo, I quattro cavalieri dell’Apocalisse, e Due settimane in un’altra città (dove la città è ovviamente Roma).
I tre generi, il musical, la commedia e forse soprattutto il melodramma, mostrano la maestria di Minnelli in tutto il suo splendore. Il finale orgiastico di Qualcuno verrà, o il modo in cui il mondo maschile viene condensato nelle scenografie di A casa dopo l’uragano, appartengono ai ricordi più cari di ogni vero cinefilo.

Quando abbiamo iniziato le nostre proiezioni in widescreen tre anni fa, abbiamo sottolineato la perfezione tecnica dei primi tre gloriosi e creativi anni di esistenza del CinemaScope. La tragedia è che pochissime copie originali sembrano aver mantenuto intatti i loro colori (purtroppo il sistema DeLuxe usato dalla casa di produzione più attiva in questo formato, la Fox, è soggetto a decadimento e alterazione del colore).

Quest’anno, siamo lieti di proiettare altri due film in CinemaScope: There’s No Business Like Show Business, il film in cui Marilyn Monroe interpreta la sua immortale “Heat Wave”, proveniente dal Finnish Film Archive, e Sign of the Pagan di Douglas Sirk, dalla collezione di Martin Scorsese.

Questa sezione sarà arricchita anche da due grandi film europei originali. Il primo, En Djungelsaga (1957) è un film “di una bellezza sorprendente”, per usare le parole di Jon Wengström, ed è anche il primo lungometraggio mai girato in AgaScope, realizzato in India dal grande Arne Sucksdorff sulle orme di Renoir e Rossellini. Il secondo è una copia restaurata “director’s cut” di The Damned (1961), un affascinante film di fantascienza troppo poco conosciuto, che segna il punto di incontro tra Joseph Losey e la Hammer Films.

Peter von Bagh