Highlights della commedia europea

Con questo programma vogliamo rendere omaggio a quattro attori comici europei, due solisti e un duo: tutti leggende del loro tempo (con film che vanno dalla fine degli anni ‘10 agli anni ‘40) e tutti, a parte forse Karl Valentin, oggi inspiegabilmente caduti nel dimenticatoio. Ad eccezione di Chaplin, i comici americani raramente si riferivano in maniera diretta ai loro tempi (pensiamo a Laurel e Hardy, Langdon e persino ai Fratelli Marx, se si esclude Duck Soup). Viceversa, i grandi comici europei erano figure profondamente storiche, che riflettevano e a volte persino facevano parte della storia in modo determinante. Questi attori sono la storia: l’ironico Valentin, incredibilmente sopravvissuto nella Germania post-1933; i geni del cabaret ceco Voskovec e Werich, che negli anni ‘30 erano anche ai vertici del cabaret europeo, prima che il loro teatro venisse chiuso nel 1938; e Richard Massingham, che impersona il lato benevolo e pratico della vita, lo spirito inglese in tempi difficili.

Voskovec e Werich erano i due comici più celebri nella Cecoslovacchia degli anni ‘30 («i simboli più onorati di una grande epoca» secondo Josef Skvorecky), frutto di una sfrenata combinazione di dadaismo, circo, comiche del muto, jazz ceco e mille altri riferimenti artistici. Interpretarono quattro lungometraggi, sismografi delle correnti politiche dell’epoca, affrontando le realtà del capitalismo e del socialismo con straordinaria irriverenza e notevole intuizione. Due dei loro film furono diretti da Jindrich Honzl, abituale regista dei loro spettacoli teatrali, mentre Martin Fric, eminente uomo di spettacolo dell’epoca, diresse gli altri due.

La schietta e gioviale figura di Richard Massingham divenne famosa per aver mostrato ai propri connazionali come fare il bagno in tredici centimetri d’acqua. I suoi mini-film, che saranno presentati da Geoff Brown, sono una combinazione straordinariamente bizzarra di propaganda, risate a crepapelle e altro: chi non sarebbe curioso di saperne di più su un regista che, secondo Henri Langlois, era come «Méliès e Vigo messi insieme», il più grande tecnico e il più grande poeta del cinema inglese…

Con i suoi «grotesque», Karl Valentin esprimeva molte cose in più rispetto ai suoi più saggi contemporanei. Il suo corpo era un campo di battaglia tra l’anarchia e le tendenze piccolo-borghesi, ed egli stesso era l’assurdità in persona, un moderno cavaliere del ridicolo in tutti i sensi – secondo Ophüls (che con Valentin realizzò Die verkaufte Braut, uno dei suoi primi capolavori) un continuo improvvisatore che non si ripeteva mai, dunque assolutamente unico – un uomo che non raccontava barzellette perché «era lui stesso una barzelletta», come diceva Brecht, che considerava Valentin alla pari di Chaplin.

Peter von Bagh