“FACEVAMO DEI FILM. LUI HA FATTO IL CINEMA.” LEV KULESˇOV 1917-1943
L’eredità artistica di Lev Kulesˇov (1899-1970) contribuisce alla fama duratura di questo regista e teorico, considerato una delle figure più leggendarie del cinema mondiale. La sua principale scoperta, nota come “effetto Kulesˇov”, è stata oggetto di numerosi studi ma di questo celebre esperimento di montaggio, di cui nei film non rimane traccia, quasi tutti gli esperti sembrano proporre interpretazioni diverse. Numerosi film di Kulesˇ ov risultano del tutto perduti (come Il furto della vista, del 1934), mentre altri sono sopravvissuti solo in parte (Sul fronte rosso, Una vostra conoscente, L’allegro canarino) o in versioni modificate (Due Buldi Due). Molti dei suoi progetti non sono mai stati realizzati o sono rimasti incompiuti (come Dohunda). Grazie a un vasto archivio, creato soprattutto attraverso gli sforzi di Aleksandra Hohlova, moglie di Kulesˇ ov e sua devota allieva, oggi siamo in grado di ricostruire alcuni anelli mancanti nella produzione di questo cineasta. E questo lavoro è destinato a creare ulteriori “miti” – poiché enigmi e quesiti costituiscono una parte importante del “discorso Kulesˇov”.
La retrospettiva che presentiamo offre una rara opportunità di vedere e valutare l’opera di Lev Kulesˇov, dal suo primo film come regista indipendente, Il progetto dell’ingegnere Pright (1918), all’ultimo, Noi siamo degli Urali, realizzato nel 1943, mostrandoci molti più aspetti del suo lavoro di quanti solitamente se ne prendano in considerazione. Il re di Parigi (1917) ci aiuterà a capire come mai un artista esordiente, all’età di 18 anni, venne assunto come direttore artistico dal più grande studio cinematografico russo, meritando l’onore di lavorare con uno dei registi più importanti dell’epoca, Evgenij Bauer. Sul fronte rosso e Quaranta cuori illustreranno l’attività di Kulesˇov nella produzione di film di finzione su temi bellici legati al secondo conflitto mondiale e nei kulturfilm educativi. Incidente sul vulcano, I Siberiani, Il giuramento di Timur, Giovani partigiani e Noi siamo degli Urali ci faranno conoscere un periodo poco noto della carriera del cineasta, quando, dopo vari anni di inattività seguiti alla sua condanna pubblica come “formalista”, si vide costretto ad accettare progetti commissionati dallo Stato. Infine la possibilità di vedere tutti insieme i film più importanti di Kulesˇov – Le straordinarie avventure di Mr. West nel paese dei bolscevichi, Dura Lex e Il grande consolatore – accanto a quelli meno conosciuti ci aiuterà a capire come venivano messi in pratica i suoi famosi principi teorici sul “linguaggio cinematografico” e come la vita, la politica e la storia si opposero ai suoi grandiosi progetti e al suo straordinario talento.
Visti tutti insieme, uno dopo l’altro, i film di Lev Kulesˇov ci fanno ripensare alla celebre dichiarazione scritta nel 1929 dai suoi ex allievi Vsevolod Pudovkin, Leonid Obolenskij e Vladimir Fogel’: “Prima non avevamo il cinema, mentre adesso esiste. L’avvento del cinema è iniziato con Kulesˇov. Era indispensabile affrontare le questioni legate alla forma cinematografica affinché esso si sviluppasse e Kulesˇ ov si è assunto questo compito. Ha dovuto sopportare un attacco su tutti i fronti solo perché era un pioniere, perché tutti i suoi sforzi si concentravano verso un obiettivo concreto, perché non poteva abbandonare il cammino che aveva tracciato. Portava avanti il suo lavoro in un’atmosfera di incredibile incertezza. Per farsi strada in quella difficoltosa e interminabile palude di erbe infestanti ci voleva una lama ben affilata. Questo spiega l’ascetica e austera risolutezza di tutte le sue imprese. Kulesˇov è stato il primo cineasta a sollevare il problema di un alfabeto, così come per primo ha organizzato una materia ancora inarticolata iniziando a lavorare sulle sillabe, piuttosto che sulle parole. E questo costituisce il suo errore agli occhi di tutti i pensatori che amano l’indeterminatezza. Alcuni di noi, che un tempo hanno fatto parte del suo gruppo, ora vengono acclamati per aver “superato” il maestro. Si tratta di un’affermazione offensiva e superficiale. È sulle sue spalle che abbiamo attraversato la palude per arrivare in mare aperto. Noi facciamo i film, Kulesˇ ov ha fatto il cinema.”
Ekaterina Hohlova