16MM – PICCOLO GRANDE PASSO

A cura di Karl Wratschko con la collaborazione di Cinémathèque16, Cinémathèque québéquoise e André Habib

Dopo aver celebrato il centenario del formato 9,5mm nella scorsa edizione, proseguiamo quest’anno con un altro anniversario. Esattamente cento anni fa Eastman Kodak introduceva il formato 16mm come alternativa meno costosa alla pellicola 35mm. Inizialmente sviluppato per l’ambito amatoriale, divenne il formato ridotto più apprezzato e diffuso nella produzione cinematografica professionale. I settori in cui il 16mm è stato ed è usato sono molto vari. Abbiamo così deciso di unire le forze con l’associazione cinematografica indipendente Cinémathèque16 di Parigi per presentare una selezione dalla sua eclettica collezione, che abbraccia molti aspetti di questo formato. La selezione consiste in copie d’epoca risalenti a un periodo compreso tra gli anni Venti e gli anni Settanta e include un film muto imbibito (Lucretia Lombard, disponibile solo in 16mm), vecchie pubblicità, Scopitone (precursori dei video musicali), versioni home-movie di famosi horror, trailer di muti perduti e rarità di fiction e nonfiction di Éric Rohmer e William Klein. Ciascuno dei film presentati in questo capitolo è interessante dal punto di vista del contenuto e materiale. Il medium è il messaggio e il messaggio è il medium.

Il secondo capitolo del programma è dedicato alla cinematografia sperimentale del Québec e del Canada. Qui esploriamo un’area dalle attività cinematografiche molto diversificate che finora è stata poco presente al nostro festival. La selezione permette di scoprire le opere sperimentali di filmmaker come Joyce Wieland ed Etienne O’Leary, a ciascuno dei quali è dedicato un programma individuale. I film di Wieland offrono l’opportunità di perdersi nei piaceri della vita quotidiana, di seguire l’autrice nelle sue riflessioni sulla violenza insita nei movimenti della macchina da presa e di capire che analisi politica e cinema sperimentale non si escludono a vicenda. Raramente proiettata, la produzione di O’Leary (che riuscì a completare solo tre film nell’arco della sua vita) può essere descritta come un invito a fare un viaggio. I tre film psichedelici girati a Parigi ci permettono di (r)incontrare lo stile bohemién intenso, poetico e fugace dei tardi anni Sessanta. Se O’Leary fu definito “il Rimbaud del cinema” da alcuni suoi estimatori, c’è senz’altro un motivo. Il programma di apertura di questo capitolo riunisce una serie di rarità sperimentali, tra cui film amatoriali, prove di colore, cinema queer, un film surrealista underground di fantascienza… Incontrerete diversi approcci cinematografici di filmmaker come Louise Bourque, Michel DeGagné, Robert Desrosiers, Michel Gélinas, Jean Lafleur, Yves Lafontaine e Omer Parent in opere realizzate tra gli anni Quaranta e Novanta.

Karl Wratschko

Nel 1923, molto prima di diventare progressivamente un formato ‘universale’ dai  molteplici  sviluppi,  il 16mm offre solo la possibilità di rivivere preziosi momenti familiari, tenendo fede allo slogan “it happens again on the screen” (“succede di nuovo sullo schermo”). Il primo catalogo offre quindi tutto quel che serve: la cinepresa Ciné-Kodak, il proiettore Kodascope e gli accessori necessari a filmare e proiettare i film di famiglia. Fin dall’inizio la pellicola 16mm è su supporto di sicurezza non infiammabile e l’attrezzatura è di facile utilizzo. Naturale quindi che già nel 1925 venga lanciata la Kodascope Library, una ricca collezione di film disponibili per il noleggio ai privati. Il cinema è ormai entrato nelle case.
In pochi anni il 16mm conquista il mondo, e i film non resteranno a lungo riservati all’uso domestico. Infatti, la leggerezza del formato e del materiale di proiezione ne rende possibile lo sfruttamento non commerciale in sedi alternative quali scuole e parrocchie, specie nelle zone rurali, lontano dalle sale cinematografiche delle grandi città. Per il 16mm gli anni del secondo dopoguerra sono una rivoluzione: il formato fa propri i perfezionamenti tecnici del 35mm, conquista i cinema e diventa lo strumento privilegiato dell’istruzione laica attraverso le reti dei cineclub. Nello stesso tempo gli artisti si appropriano del 16mm, che soprattutto grazie all’impulso della nouvelle vague e del cinema sperimentale diventa uno strumento creativo tuttora apprezzato.
A partire dal 2017 Cinémathèque16 si adopera per riabilitare il formato in tutta la sua ricchezza e la sua storicità. Le troppe copie deteriorate di ottava generazione di vecchie comiche non devono far dimenticare la varietà e la singolarità degli impieghi del formato. Il programma proposto tenta di tracciare un quadro proteiforme del 16mm, formato in fondo misconosciuto. Preparate con cura, quasi tutte le copie  della  collezione di Cinémathèque16 sono proiettabili con apparecchiature adeguate. Così, cent’anni dopo, le copie originali più antiche, alcune delle quali imbibite, possono nuovamente trovare un pubblico. L’accento sarà posto anche sui collezionisti, anelli di congiunzione naturali nonché momentanei depositari di questo patrimonio, e sulle loro pratiche amatoriali.
Le copie presentate sono state selezionate per la loro autenticità, le loro caratteristiche di rarità e talvolta le loro specifiche destinazioni, che richiederanno una contestualizzazione approfondita per facilitarne la piena comprensione.

Benoît Carpentier e Naeje Soquer

Programma