Mar
27/06
Cinema Jolly > 16:30
THE SONG OF SONGS
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THE SONG OF SONGS
Scheda Film
Dopo il fiasco di Disonorata e Venere bionda di Marlene Dietrich e Josef von Sternberg, la diva, il regista e la Paramount ritennero che fosse giunto il momento di separarsi. Il dispotico Sternberg esercitava ancora un certo potere e fu lui a suggerire Mamoulian come suo sostituto alla regia di Song of Songs. In cambio Mamoulian si ritrovò con una sceneggiatura traballante e una diva intransigente da conciliare con il proprio mondo più mite e ironico.
La storia, che era stata portata sullo schermo già due volte nel periodo del muto, narra di Lily (Dietrich), una ragazza di campagna che dopo la morte del padre parte per Berlino e viene sedotta da uno scultore (Brian Aherne). Quando lo scultore l’abbandona, Lily sposa un barone depravato (Lionel Atwill). Intrappolata in una vita senza amore, cade tra le braccia di altri uomini. Nonostante gli ovvi cliché, secondo Tom Milne è Mamoulian a riportare con i piedi per terra quella figura eterea che von Sternberg aveva posto su un piedistallo alla stregua di una dea.
La fotografia di Victor Milner si addentra in un mondo ombroso fatto di lussuria e desiderio e regala alcune delle entrate in scena più memorabili di Dietrich, come quelle in cui il suo volto oscurato da un elaborato cappello è svelato d’un tratto in tutto il suo splendore quando l’attrice volta il capo verso l’obiettivo. Mamoulian ricorre ad ambientazioni e musiche stilizzate per produrre incantevoli cambiamenti di tono, come nella sequenza iniziale in cui si passa da un lugubre cimitero a un frutteto in fiore e poi alla frenesia minacciosa di un treno notturno che sfreccia verso Berlino. Il passato torna sempre a schiacciare il presente attraverso il suono extradiegetico e le immagini in sovrimpressione, il tutto realizzato con grande fluidità. Mamoulian, che aveva sempre avuto un debole per le statue nei film, ebbe ora la scusa perfetta per costruirci attorno tutta la mise-en-scène e usare la statua nuda di Lily – più simile a un robot femminile alla Metropolis – come tema ricorrente di una bellezza ideale da sfidare o addirittura distruggere. Ed ecco un paradosso: nei film di Mamoulian l’icona della perfezione non ha bisogno di essere distrutta per diventare umana, le due dimensioni possono coesistere. Qui per una volta Mamoulian dovette scendere a compromessi.
Ehsan Khoshbakht
Cast and Credits
Sog.: dal romanzo Das Hohe Lied (1908) di Hermann Sudermann e dalla pièce The Song of Songs (1914) di Edward Brewster Sheldon. Scen.: Leo Birinski, Samuel Hoffenstein. F.: Victor Milner. Int.: Marlene Dietrich (Lily), Brian Aherne (Richard Waldow), Lionel Atwill (barone von Merzbach), Alison Skipworth (signora Rasmussen), Hardie Albright (Edward von Prell), Helen Freeman (signorina von Schwertfeger). Prod.: Paramount Productions. 35 mm. D.: 90’. Bn.
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