Dom
23/06
Cinema Lumière - Sala Officinema/Mastroianni > 10:15
SURCOUF / CONTE CRUEL
Mariann Lewinsky
SORCOUF: Accompagnamento al piano di Stephen Horne e alla batteria di Frank Bockius.
CONTE CRUEL: Accompagnamento all’arpa di Eduardo Raon
Info sullaProiezione
Sottotitoli
Versione originale con sottotitoli
Modalità di ingresso
SURCOUF
Scheda Film
A volte più vicino all’inverosimiglianza dei serial all’americana che alla storia marittima, questo feuilleton cinematografico sulle avventure del corsaro di Saint-Malo ideato da Arthur Bernède, il popolare autore di Belphégor e Judex, spicca soprattutto per l’utilizzo prevalente di scenari naturali. Il regista Luitz-Morat (alias Maurice Radiguet), inizialmente attore sotto la direzione di Feuillade e Fescourt, si era distinto a partire dagli anni Venti per le sue complesse riprese in esterni in Tunisia, in Marocco e in Italia. Questa volta dà libero sfogo al suo senso del paesaggio piazzando le macchine da presa in Bretagna dove sfida un tempo burrascoso. Le riprese si svolgono nel giugno e luglio del 1924 à Saint-Malo (Bastion de la Hollande, isola del Grand Bé), a Saint-Servan-sur-Mer al castello di Riancourt (dove morì Surcouf) e nella casa natale del corsaro, a Rothéneuf, a Saint-Lunaire, a Dinan (quartiere di Jerzual), nel porto di Paimpol, a Lorient, a Saint-Nazaire e a Brest. I discendenti di Surcouf (tra cui il barone Joseph Surcouf, avvocato alla Corte d’appello di Parigi) prestano accessori autentici e fungono da consulenti storici. À Paimpol, un peschereccio a tre alberi per la pesca del merluzzo viene trasformato nella fregata “Confiance” e utilizzato come set galleggiante. Il reggimento di Saint-Malo e i fucilieri marini di Lorient (dove sono ricostruiti i pontoni inglesi) forniscono le comparse, cui viene aggiunto qualche volto locale per un tocco di colore in più. Il resto viene girato negli studi Levinski/Pathé-Nathan di Joinville-le-Pont, dove Luitz-Morat fa allestire la “Kent” e l’intera prua della “Confiance”. Le battaglie navali con vascelli in miniatura non vengono filmate in una vasca ma su una superficie liscia e scintillante, e i modelli in scala ridotta vengono spostati fotogramma per fotogramma.
Il serial fu un grande successo al botteghino e venne distribuito all’estero. Arthur Bernède (il cui nonno, procuratore del re, aveva conosciuto personalmente Surcouf) ne trasse un cineromanzo, Surcouf, roi des corsaires, uscito a puntate su “Le Petit Parisien” tra febbraio e aprile 1925.
Hervé Dumont, Encyclopédie du film d’Histoire, hervedumont.ch
Cast and Credits
Sog.: dal libro Histoire de Robert Surcouf (1842) di Charles Cunat. Scen.: Arthur Bernède. F.: Frank DaniauJohnston, Mérobian. Scgf.: Louis Nalpas. Int.: Jean Angelo (Robert Surcouf), Antonin Artaud (Jacques Morel), Thomy Bourdelle (Marcof), Maria Dalbaicín (Madiana), Jacqueline Blanc (MarieCatherine), Pierre Hot (Dutertre), Johanna Sutter (Tagore), Daniel Mendaille (Bruce), Louis Monfils (Commodoro Rewington), Georgette Sorelle (signora Bruce). Prod.: Société des Cinéromans. DCP. D.: 40’. Bn.
CONTE CRUEL
Scheda Film
Nel 1928 Gaston Modot è sul set dell’ambiziosa produzione cinematografica La Merveilleuse vie de Jeanne d’Arc, fille de Lorraine diretta da Marco de Gastyne. Di giorno vi interpreta un ruolo secondario, quello di Lord William Glasdal, comandante delle Tourelles. Di notte, o tra una ripresa e l’altra, lavora a un progetto completamente diverso: l’adattamento cinematografico di un racconto, La Torture par l’espérance, tratto dalla raccolta intitolata Nouveaux contes cruels di Auguste de Villiers de l’Isle-Adam.
Sfruttando le circostanze propizie, la precaria produzione di Conte cruel riduce i costi al minimo e riutilizza le scenografie (l’abbazia di Mont-Saint-Michel, la basilica di Vézelay), le attrezzature, alcuni attori e un’équipe tecnica, più modesta, del costoso film di Marco de Gastyne che beneficia di sovvenzioni, autorizzazioni e agevolazioni da parte delle autorità e della Chiesa.
Conte cruel, unica regia di Gaston Modot, è un film dell’ombra. L’ombra della luminosa Giovanna d’Arco, figura eroica attraverso la quale ci si appresta a commemorare i cinquecento anni della liberazione di Orléans, e l’ombra tenebrosa di una prigione dov’erano torturati gli eretici che si rifiutavano di abiurare di fronte all’Inquisizione spagnola alla fine del XV secolo. Conte cruel evoca quindi l’ombra attraverso il suo soggetto e le sue forme. Al di là del misticismo e delle sue derive oscurantiste, il personaggio interpretato da Gaston Modot si fa strada verso la luce. Possiamo seguire il suo cammino in una lettura puramente cinematografica in cui le ombre, inizialmente dense e confuse, si separano per lasciare spazio alle sfumature. Come regista Gaston Modot dimostra una notevole maestria nella composizione delle inquadrature pervase dal terrore del condannato a morte che tenta di fuggire. La macchina da presa a mano, tremolante, così come le sovrimpressioni altrettanto soggettive e allucinate, accompagnano l’uomo braccato in un movimento ispiratissimo.
Conte cruel esce nel 1930, in un periodo in cui il cinema sonoro viene portato alle stelle come tutte le novità tecnologiche, al punto da rendere obsoleto il cinema precedente, che dovrà scontare uno svantaggio imprevisto e che sarà chiamato “muto” per retronimia. Dobbiamo vedere nell’ingiunzione rivolta al condannato in Conte cruel una descrizione inconscia della condanna di un cinema che si rifiuta di parlare?
Mehdi Taibi
Cast and Credits
Sog.: dal racconto La Torture par l’espérance (1883) di Auguste de Villiers de l’Isle-Adam. Scen.: Charles Spaak, Gaston Modot. Int.: Gaston Modot. Prod.: Emile Natan per Natan Productions, Pathé-Natan. DCP. D.: 34’. Bn.
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