Lun

26/07

LunettArena > 21:45

Let Me Come In / Nightmare Alley

Introducono

Ehsan Khoshbakht e Bill Morrison

Serata sostenuta da C.P.Company

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Proiezione

Lunedì 26/07/2021
21:45

Sottotitoli

Versione originale con sottotitoli

Modalità di ingresso

Ingresso gratuito su prenotazione

LET ME COME IN

Scheda Film

Nel 2012, ​George Willeman, il responsabile dell’archivio nitrati dell’Audio Visual Conservation Center della Library of Congress, con sede nel Packard Campus di Culpeper, Virginia, mi ha reso nota la presenza di un film particolarmente degradato conservato nell’archivio. Era una bobina di Pawns of Passion (1928), un muto tedesco noto come Liebeshölle (“Inferno d’amore”). Il film era stato donato alla biblioteca del Congresso da Bruce Lawton, Jr., il quale dopo l’improvvisa morte di un collega era entrato in possesso di un gran numero di film in nitrato che erano stati conservati per buona parte del secolo in un fienile in Pennsylvania.

[…] L’intreccio di Pawns of Passion ruota attorno a una ballerina russa che dopo essere stata separata dal figlioletto nel 1917 si getta nella Senna e viene tratta in salvo da un artista. […] È una riflessione sull’amore e sulla linea di confine che separa due anime, apparentemente dal baratro della coscienza. Il film ha seguito un destino simile. Lasciato a marcire in un fienile e poi scansionato e archiviato per altri otto anni sul mio hard disk, è rinato a nuova vita grazie al testo e alla musica di David Lang e alla voce di Angel Blue. Ciò che sopravvive sono poche immagini salvate dallo Stige, tra questa terra e gli inferi.

Bill Morrison

Cast and Credits

Parole e musica: David Lang. Mus.: Angel Blue (voce), Bryan Wagorn (direttore), David Creswell (viola), Anja Wood (violoncello), Miles Salerni (percussioni). Prod. Audio: Marlan Berry. Prod.: Bill Morrison DCP.

NIGHTMARE ALLEY

Scheda Film

È George Jessel, il celebre attore di music-hall diventato produttore, a far acquistare alla Fox i diritti dello strano romanzo di William Lindsay Gresham nel quale ciascun capitolo prende il titolo da uno dei ventidue arcani maggiori dei tarocchi. Ed è Tyrone Power che, desideroso di rinnovare la propria immagine, insiste per interpretare il ruolo principale suscitando la costernazione dello stesso Jessel e del grande capo Zanuck […].
Power esige come regista Goulding, che l’anno prima l’ha diretto in un ruolo originale in Il filo del rasoio, tratto da Somerset Maugham. Grande regista di attrici (Garbo, Bette Davis), Goulding era egli stesso uno stravagante e un marginale. […] Aveva una segreta predilezione per i personaggi bizzarri, che l’evoluzione discontinua e spesso accademica della sua carriera gli impedì di sviluppare a fondo. Ma poté dare il meglio di sé in questo Nightmare Alley, che presenta un insolito ‘cattivo’: si tratta innanzitutto di un individuo affascinato dalla caduta, dal degrado, soprattutto il suo, che considera inevitabile. Power eccelle in questo ruolo, come d’altronde nei tanti altri in cui aveva già dimostrato la straordinaria varietà dei suoi talenti, e soprattutto la tendenza all’ambiguità (si veda L’incendio di Chicago).
L’adattamento del romanzo da parte di Jules Furthman è denso, conciso, ritmato in maniera eccellente, pieno di ellissi che stimolano l’attenzione dello spettatore, anche se alcuni episodi non sono privi di artifici (il matrimonio forzato di Stan con Molly). Servita dalla magnifica fotografia di Lee Garmes, la regia mobile, inquietante e glaciale di Goulding esplora i bassifondi dell’industria dello spettacolo americana. Fa del personaggio di Power un volto nella folla (molte le inquadrature in cui lo si vede aggirarsi tra la gente come una volpe in agguato) e poi lo trasforma in un uomo al di sopra della folla, perché in questo individuo complesso c’è anche un pericoloso senso di superiorità e di strapotere che aveva d’altronde chiaramente riconosciuto in sé stesso […]. Se il finale assume la parvenza di un nel suo insieme – Carlisle che diventa il geek, il fenomeno da baraccone, da cui era rimasto affascinato all’inizio – non ha nulla di moraleggiante e obbedisce alla logica fatale che ha dominato la trama e il personaggio per tutto il film.

Jacques Lourcelles, Dictionnaire du cinéma. Les films, Éditions Robert Laffont, Parigi 1992

A un certo punto nella letteratura americana si è iniziato ad affrontare il ventre molle dell’America moderna; molto di questo si è condensato nella scrittura noir, poliziesca e pulp. Ma ci sono altri esempi di narrativa, come Il giorno della locusta, Non si uccidono così anche i cavalli? e Nightmare Alley, che trattano in maniera molto interessante l’intersezione tra moderno e viscerale. Quando fu scritto, il romanzo si situava proprio all’incrocio tra una moderna concezione della psicoanalisi, contaminata in qualche modo con i poteri occulti dei tarocchi, e l’idea dei luna park itineranti e dello spiritismo usato per truffare i creduloni.
È un miscuglio molto interessante: io non amo le cose semplici, mi piace mescolare cose che in teoria non dovrebbero stare insieme. Come la resistenza spagnola dopo la guerra civile e la fiaba; o un melodramma alla Douglas Sirk e una storia d’amore e di risveglio sessuale con una divinità anfibia.

Guillermo Del Toro, “The Observer”, 13 settembre 2020

 

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Cast and Credits

T. it.: La fiera delle illusioni. Sog.: dal romanzo omonimo (1946) di William Lindsay Gresham. Scen.: Jules Furthman. F.: Lee Garmes. M.: Barbara McLean. Scgf.: Lyle Wheeler, J. Russell Spencer. Mus.: Cyril J. Mockridge. Int.: Tyrone Power (Stan Carlisle), Joan Blondell (Zeena), Coleen Gray (Molly), Helen Walker (Lilith Ritter), Taylor Holmes (Ezra Grindle), Mike Mazurki (Bruno), Ian Keith (Pete), Julia Dean (Mrs. Peabody). Prod.: George Jessel per 20th Century-Fox Film Corp. DCP. Bn.