È uno dei film più belli di Mamoulian, nonché il migliore adattamento cinematografico del romanzo breve di Robert Louis Stevenson: nessuno dei tanti film tratti dal libro è riuscito a eguagliare la sinistra  verosimiglianza della visione di Mamoulian. Negli otto mesi trascorsi da City Streets lo stile del regista è maturato, guadagnando fluidità. Come sempre è presente un cameraman d’eccezione, in questo caso Karl Struss.
Il film si apre con una soggettiva, a cui ritorna costantemente. Dovendo la storia raccontare la metamorfosi di un medico mite e stimato in un malvagio Neanderthal, dove è più appropriato collocare lo spettatore se non dentro lo stesso dottor Jekyll? Nelle scene in soggettiva, gli specchi, spesso presenti in Mamoulian, sono l’unico luogo in cui possiamo vedere il protagonista, o meglio la sua immagine riflessa.
L’attore che accettò di mostrarsi solo parzialmente oppure, nelle scene in cui era completamente visibile, sepolto sotto il pesante trucco di Mr. Hyde, era Fredric March, cui l’interpretazione valse un Oscar. Trasformato in Hyde, March acquisisce una diabolica scioltezza di movimento che gli permette di aggirarsi furtivo per la città e per i pub malfamati della Londra vittoriana, dove insegue una prostituta, interpretata in modo convincente da Miriam Hopkins.
Proiettato come film d’apertura alla prima edizione della Mostra di Venezia, questo tormentato ritratto di un uomo frustrato da una società che nega i suoi desideri sessuali e intellettuali fu censurato dopo la prima uscita, e quando la MGM acquistò i diritti per il remake del 1941 di Victor Fleming scomparve completamente dalla circolazione per almeno sessant’anni, durante i quali acquisì un’aura leggendaria.
Qui Mamoulian può spingersi ancora più in là con le sue sperimentazioni, come lo split-screen. La scena in cui Jekyll è ossessionato dal ricordo della gamba nuda di una donna che oscilla come un pendolo dal  bordo del letto è una dissolvenza talmente prolungata da farci dimenticare che si tratta di una dissolvenza. Il suono sintetico che accompagna queste immagini è altrettanto audace; un gong si mescola al battito cardiaco dello stesso Mamoulian. Come in film successivi quali We Live Again e Blood and Sand viene a galla l’animale che ci portiamo dentro, e quando quel cambiamento diventa irreversibile lo scotto da pagare è fatale.

Ehsan Khoshbakht