“DITE LA VERITÀ!” – UNO SGUARDO SUL CINEMA JUGOSLAVO

A cura di Mina Radović

Costituitasi nel 1918 come Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, la Jugoslavia fu dal punto di vista sociopolitico, culturale, religioso ed etnico uno degli stati più compositi dell’Europa moderna. Gli anni del secondo dopoguerra videro la nascita di formidabili nuovi autori e di innovazioni formali che interessarono piani estremamente diversi, con il sostegno di un sofisticato studio system nazionale. I cineasti affrontarono questioni rilevanti sfidando la realtà jugoslava contemporanea, infrangendo tabù e forgiando nuovi mezzi d’espressione cinematografica. Questo programma ci porta dal cinema classico del dopoguerra alle vette del Nuovo cinema jugoslavo, celebrando le opere dei maestri dell’epoca. A inaugurare la rassegna è il film a episodi Tri zgodbe diretto da France Kosmač, Jane Kavčič e Igor Pretnar, composto da tre storie collegate dall’immagine di un fiume. Segue il capolavoro di Branko Bauer Ne okreći se, sine, che segnò una svolta nella rappresentazione cinematografica della guerra. Zenica di Jovan Živanović e Miloš Stefanović offre un poliedrico ritratto della società postbellica attraverso uno studio di carattere ambientato in una città industriale della Bosnia ed Erzegovina. Deveti krug di France Štiglic mostra gli effetti psicologici del totalitarismo attraverso la storia di una giovane coppia nello Stato Indipendente di Croazia. Ples v dežju di Boštjan Hladnik narra l’amore tra un giovane e la sua donna ideale, da lui identificata nella borghese Maruša. Tri è un punto di riferimento del Nuovo cinema jugoslavo e un’introduzione fondamentale all’opera di Aleksandar Petrović. Čovek nije tica, film d’esordio di Dušan Makavejev, preannuncia la vivace sperimentazione dell’autore con la realtà sociopsicologica, culturale e sessuale. L’ultimo film è anche uno dei più estremi: Zaseda di Živojin Pavlović unisce poesia e critica politica raccontando la storia di un giovane nella società postbellica. Il film non fu distribuito in patria, anticipando il destino di molti cineasti dell’Onda Nera (Crni Val) che scosse il cinema jugoslavo.
La rassegna offre inoltre agli spettatori uno sguardo sulla natura variegata dei cortometraggi prodotti nel paese negli anni Cinquanta e Sessanta. Bunt na kuklite è un giocoso racconto infantile realizzato nella Macedonia jugoslava da Dimitrie Osmanli. Caratterizzato da un ritmo lento e inesorabile, Čovjek bez lica è uno studio sul carcere diretto da Bahrudin Bato Čengić. Pioniri maleni dà voce ai bambini emarginati ed è un’ottima introduzione alla pratica documentaria di Želimir Žilnik.
Sono tutti film che hanno il potere di dire la verità, risvegliando la mente e stimolando lo spirito, come sanno fare solo i più grandi capitoli della storia del cinema.

Mina Radović

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