Cinema2: directorS’ cutS

Dopo una terza edizione in formato ridotto, sia nel senso del tema (gli home movies) che in quello delle proporzioni, cinema2 ritorna quest’anno con sette programmi di found footage, rielaborazioni, compilazioni, film-saggio, esperimenti e cine-riciclaggi di ogni genere. Cercando come al solito una forma ibrida tra la retrospettiva e la vetrina di novità, cinema2 presenta quest’anno una selezione di film e video realizzati riutilizzando, nelle forme e nei modi più diversi, un solo ed unico altro film. Il nome scelto per il programma è “directorS’ cutS”, dove l’enfasi maiuscola è sulle lettere finali, quelle che trasformano il director’s cut singolare e autoriale in una moltiplicazione tanto di autori (almeno due: quello del film originale e quello del suo détournement) che di tagli: non uno, destinato a chiudere il film in una presunta versione definitiva, ma innumerevoli, che lo aprono a nuove instabili figure e strutture, liberandone segreti e fantasmi.

Il programma, che cerchiamo costantemente di rendere il meno possibile prigioniero dei suoi criteri, si arricchisce quest’anno di esempi eccentrici e per questo decisivi. Se dalla storia “ufficiale” del cinema riproponiamo il geniale Innocence Unprotected di Dusan Makavejev, da quella pressoché dimenticata riemergono i Flicker Flashback prodotti da Richard Fleischer per la RKO negli anni ’40. Dagli archivi televisivi spunta uno splendido esempio di film-saggio su L’Argent di Bresson, firmato da Farocki e Bitomsky, mentre i lavori di Berriatúa su Der lezte Mann e Tartüff di Murnau sono tra i migliori esempi della recente produzione di documentari che accompagnano le riedizioni di classici in DVD. Contributo infine particolarmente significativo è quello degli artisti che usano il cinema (o dovremmo chiamarli filmmaker che usano l’arte?) come Pierre Huyghe e Mark Lewis, in opere che indicano sia la vitalità delle pratiche di rielaborazione, sia un limite evidente: quello della sala cinematografica tradizionale, inadatta ad accogliere le sempre più diffuse e interessanti installazioni video e proiezioni multi-schermo.

Quello che interessa cinema2, a maggior ragione in questa edizione, non è solo mostrare cosa un film può diventare, ma soprattutto (nell’ottica di quella filologia perversa che è la nostra specialità) come gli stessi film originali, candidati vagamente consenzienti, sembrano aver promesso o prefigurato le trasformazioni di cui sono oggetto. Ecco perché abbiamo escluso facili parodie, improbabili travestimenti e mimetismi, che sembrano abusare del film originale senza essere in grado di coglierne l’essenza, senza instaurare quel rapporto di seduzione e rivelazione reciproca che fa la differenza.