Il film si apre con i festeggiamenti del 14 luglio a Parigi (impreziositi dalle inconfondibili riprese dalla gru e dai tetti che costituivano il marchio di fabbrica di Litvak) e rapidamente individua tra la folla due spiantati esuli russi, un ex principe e una granduchessa interpretati da Charles Boyer e Claudette Colbert. La coppia chiede ingenuamente a un musicista il perché di tutti quei balli in giro per la città. “Ha qualcosa a che fare con la storia” risponde quello. A Colbert e Boyer servirà il resto del film per scoprire fino a che punto la loro relazione e la loro lotta per la sopravvivenza abbiano a che fare con la storia. La fortuna zarista che custodiscono lealmente mette sulle loro tracce un commissario bolscevico. Gli aristocratici squattrinati trovano lavoro come domestici dei viziati Dupont, la cui residenza diventa il palcoscenico di una commedia screwball quando la situazione sfugge deliziosamente di mano.
La sceneggiatura, dell’affidabile Casey Robinson, era tratta dall’adattamento inglese di Robert E. Sherwood di un successo teatrale di Jacques Deval che rimase in cartellone per quattro anni a Broadway. Dopo aver rinunciato a Cette vieille canaille e forte del successo di Mayerling, che lo aveva reso una star, Boyer tornò a lavorare con Litvak negli Stati Uniti. Quando la Warner disse di no a un remake di Cette vieille canaille, Litvak propose Tovarich. Malgrado la riluttanza di Boyer a interpretare un russo a Parigi – sosteneva che l’unico membro del cast con un vero accento francese sarebbe stato lui – alla fine cedette. Il successo del film, anche in Francia, dimostrò che le sue preoccupazioni erano infondate. In un chiaro esempio di come il potere contrattuale di una star possa contribuire all’aspetto finale del film, Charles Lang, che lavorava alla Paramount, fu convocato su richiesta di Colbert. Quando la lentezza con cui Lang preparava la macchina da presa irritò gli studios, che decisero di licenziarlo, Colbert lo difese e rinunciò a due settimane di salario per ottenere il suo reintegro.
Uscito in coincidenza con la tardiva distribuzione di Mayerling negli Stati Uniti, il film prefigura Anastasia nella sua esplorazione dei temi dell’identità, della storia e dello sradicamento e possiede tutti gli elementi cari a Litvak: il gioco delle parti, la raffinatezza del vecchio mondo che trionfa sul socialismo, coppie che perdono privilegi ma conquistano un posto nel nuovo mondo, il riconoscimento (seppur in tono ambivalente) di nuove strutture politiche che conduce al fantastico finale del film.

Ehsan Khoshbakht