Dom

30/08

Cinema Jolly > 17:45

BUBA / UŽMURI

Nutsa Gogoberidze

Introduce Salomé Alexi

Musiche registrate composte da Giya Kancheli

NUTSA (NINO) GOGOBERIDZE 
Nasce nel 1902 nella regione georgiana di Saingilo (oggi in Azerbaigian). Suo padre, insegnante, incoraggia le sei figlie a proseguire gli studi. Nutsa, che parla il georgiano, il russo, il tedesco e il francese, studia filosofia a Tbilisi e poi a Jena (1923-1925). Di ritorno in Georgia, conosce il giovane leader bolscevico Levan Gogoberidze e lo sposa malgrado l’opposizione della propria famiglia. Viene assunta dagli studi di produzione di Tbilisi e firma in collaborazione con Michail Kalatozov (nome d’arte di Michail Kalatozišvili) un breve documentario contro il governo menscevico della prima repubblica di Georgia, Ich carstvo (Il loro impero, 1928). Nel suo primo vero film, lo straordinario Buba (1930), ci sono evidenti affinità con Sol’ Svanetii (Il sale della Svanezia), il documentario di Kalatozov dello stesso anno. Il film è vietato quasi immediatamente. Sepolto negli archivi del Gosfil’mofond, viene riscoperto nel 2013 e fa sensazione ai festival.
Il secondo film, Užmuri (1934), risente dello scioglimento dell’Associazione degli scrittori proletari (RAPP), avvenuto il 23 aprile 1932: la sceneggiatura non risponde più ai gusti dominanti. Ėjzenštejn, Viktor Šklovskij e Dovženko intervengono, ma il film finisce per essere vietato e poi perduto. Viene ritrovato nel dicembre 2018 al Gosfil’mofond. Nel dicembre del 1936 suo marito Levan Gogoberidze, da cui si è separata alcuni anni prima, viene arrestato su ordine di Berija e giustiziato il 21 marzo 1937. Espulsa dagli studios, Nutsa Gogoberidze sopravvive traducendo le fiabe di Perrault sotto pseudonimo. È arrestata alla fine del 1937 in quanto “familiare di un nemico del popolo”, condannata a dieci anni d’esilio, inizialmente nel campo di Pot’ma in Mordovia e in seguito nel campo di concentramento femminile di Vorkuta. Al ritorno dal gulag lavora al dipartimento di linguistica dell’università di Tbilisi. Scomparsa nel 1966, pare aver passato il testimone alla figlia, Lana Gogoberidze, importante cineasta sovietica della generazione del Disgelo (che ricorda sua madre nel film del 1978 Ramdemime interviu pirad sakitxebze, Interviste su problemi personali), e oggi alla nipote, Salomé Alexi, diplomata alla FEMIS, che nel 2015 ha firmato il suo primo lungometraggio, Kreditis limiti/Line of Credit.

Irène Bonnaud e Bernard Eisenschitz

Info sulla
Proiezione

Domenica 30/08/2020
17:45

Sottotitoli

Versione originale con sottotitoli

Modalità di ingresso

Tariffe del Festival

BUBA

Scheda Film

Questo documentario è stato girato nella regione di Racha, nel nord della Georgia, separata dalla vicina Svanezia dalla catena montuosa del Caucaso Maggiore. Buba è un villaggio di montagna la cui povertà ancestrale verrà sconvolta dall’arrivo del potere sovietico. Difficile non pensare a Il sale della Svanezia, il documentario girato da Michail Kalatozov quello stesso anno sullo stesso tema, e per di più nelle montagne vicine (con lo stesso collaboratore artistico, il pittore David Kakabadze, incaricato di costruire le scenografie di Slepaja (La cieca), film diretto da Kalatozov nella regione e successivamente vietato). Quando, in inquadrature superbe, Gogoberidze mostra il movimento delle masse di nubi sopra il Caucaso, o la danza tradizionale degli abitanti, il montaggio sincopato ha un’aria familiare. Impossibile non riconoscere un medesimo slancio generazionale e la vitalità della scena artistica georgiana: Tbilisi (Tiflis), per i gruppi dell’avanguardia, vale quanto Leningrado. Ciò che appare decisamente ingiusto è che Il sale della Svanezia sia così celebre e Buba così sconosciuto, condannato all’invisibilità per decenni. Non ha nulla da invidiare al film più noto, e rappresenta per certi versi il terzo elemento di una costellazione che comprende anche Las Hurdes di Luis Buñuel, di due anni successivo. Ma in Buba le immagini non hanno la violenza conflittuale che troviamo nei due illustri cugini. In Gogoberidze si percepisce attenzione e simpatia per i suoi montanari arretrati, e un’insistenza molto sovietica a filmare i bambini, per ora sacrificati ai lavori agricoli ma futuri costruttori del socialismo.

Irène Bonnaud e Bernard Eisenschitz

Cast and Credits

Scen.: Nutsa Gogoberidze. F.: Sergej Zaboslaev. Scgf.: David Kakabadze. Musiche registrate composte da Giorgi Tsintsadze. Prod.: Goskinprom Gruzii. DCP. Bn.

UŽMURI

Scheda Film

Ritrovato nel 2018 e finora mai proiettato al di fuori della Georgia, Užmuri è stato vietato subito dopo la sua uscita nel 1934. Considerato perduto, ha rischiato di esserlo per sempre. Vittima del travagliato periodo di transizione tra lo scioglimento dell’Associazione degli scrittori proletari (1932) e la proclamazione ufficiale del realismo socialista (1934), la sua sceneggiatura è stata rimaneggiata più volte, e una discussione risalente all’ottobre del 1933 mostra che Nutsa Gogoberidze ha dovuto affrontare l’accusa ormai infamante di regista agit-prop. In realtà, sebbene si conformi ancora una volta al tema obbligato del contrasto tra ‘vecchio e nuovo’, il film brilla per la sua poesia e la sua solida struttura drammatica. Dopo i monti del Caucaso, Nutsa Gogoberidze si occupa delle paludi della Mingrelia che le autorità sovietiche vorrebbero bonificare per combattere la malaria. Alle prime immagini bucoliche della natura seguono quelle di un mondo malato: “Perfino gli alberi hanno la malaria”. E i giovani comunisti che intraprendono la bonifica si scontrano con le superstizioni popolari. Molti pensano di non poter tener testa a Užmuri, la Regina delle rane che infesta la palude e della quale si dice trascini a fondo chiunque si avventuri sul suo territorio per costringerlo a sposarla. Purtroppo il film non mostrerà la Regina delle rane ma un kulak, che nella frenesia di un finale mozzafiato verrà sconfitto. Happy ending che non ha risparmiato al film gli strali della censura. All’inizio, una bella sequenza mostra un bufalo agonizzante che sprofonda nella palude. I bambini incaricati di sorvegliarlo chiamano aiuto e piangono; la testa del bufalo, in primissimo piano, si ricopre lentamente di fango. Fu questa scena straziante, insieme ad altre brutalmente pessimiste, a decretare la sorte del film?

Irène Bonnaud e Bernard Eisenschitz 

Cast and Credits

Scen.: Šalva Dadiani, Nutsa Gogoberidze. F.: Šalva Apakidze. Scgf.: Mikheil Gotsiridze. Musiche registrate composte da Giya Kancheli. Int.: Kote Daušvili (Parna), Merab Čikovani (Kavtar), Nutsa Čkeidze (Mariam), Ivlita Djordjadze (Tsiru), N. Iašvili (Gocha), O. Gogoberidze (Iagundisa), M. Tsitlidze (Kitsi), I. Slutsker (Gvada). Prod.: Goskinprom Gruzii. DCP. Bn.