Il Cinema Ritrovato 2019. Prime anticipazioni

Saluti da Bologna!

Chi di voi vede la città solo nelle roventi giornate di giugno troverà difficile immaginare la gelida Bologna di febbraio. Ma il nostro festival non conosce letargo invernale, siamo già impegnati a organizzare il fantastico nuovo programma del 2019.

Desideriamo anticiparvi alcune delle tante meraviglie della storia del cinema che abbiamo in serbo per la 33ª edizione del Cinema Ritrovato, in programma dal 22 al 30 giugno prossimi.

Se non siete mai stati al festival, vale la pena di ricordare che si tratta di una delle più grandi feste del cinema al mondo (lo scorso anno abbiamo proiettato quasi 500 titoli) e che le nostre serate in Piazza Maggiore sono ormai entrate nella leggenda: migliaia di occhi che fissano incantati uno schermo gigante, in una magnifica cornice architettonica e in un’atmosfera di sconfinato amore per il cinema. Dall’anno passato abbiamo inoltre aggiunto al festival una giornata di chiusura nella quale è attiva una sola sala, riservata alla proiezione di un best of del festival. Un’occasione perfetta per ridiscendere sulla terra dopo otto giorni di celluloide, ottimo cibo e conversazioni che si protraggono fino a tarda notte…

Presentiamo qui alcune sezioni e retrospettive già confermate per la 33ª edizione.

Due ricchi programmi sono dedicati alle mega-star Musidora e Jean Gabin, esempi folgoranti del modo in cui gli attori riescono a plasmare la cultura nazionale e internazionale. Avremo modo di riscoprire il genio di Eduardo De Filippo,  figura grandiosa e unica della cultura italiana. Altre due sezioni si concentrano sulla produzione cinematografica di due paesi, la Germania e la Corea del Sud, negli anni in cui si stavano riprendendo dagli effetti della guerra e delle divisioni geopolitiche. Le tematiche dell’identità nazionale e della coscienza politica si affacciano in maniera coraggiosa ed esplicita anche nei film del grandissimo regista arabo Youssef Chahine, al quale sarà dedicata una retrospettiva. Tra gli altri registi agli onori del festival troverete quest’anno Henry King (un’ampia personale) e Felix E. Feist (un focus sulla sua produzione noir). Altri grandi cineasti vi attendono nella sezione Fox Film Corporation, parte seconda.

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Anima e mestiere: un ritratto di Henry King

Il Cinema Ritrovato ha un debole per i maestri americani le cui carriere si sono confrontate con tutte le grandi innovazioni tecniche, dall’epoca del muto alla stagione del Cinemascope. Henry King, il protagonista della retrospettiva di quest’anno, ne è un perfetto esempio. Uno dei registi più longevi di Hollywood, tra il 1915 e il 1962 girò 116 film attraversando tutti i generi con uno stile essenziale e ‘invisibile’, che si trattasse di raccontare la vecchia America o di dar forma a sontuosi drammi storici. Nostalgici e religiosi, i film di King risplendono di vitalità in ogni singola sequenza, e sono interpretati dalle più grandi star del cinema americano, spesso nelle loro migliori interpretazioni. Quasi sempre girati con maestria, i film di questa rassegna ci permettono di celebrare alcuni dei migliori direttori della fotografia di Hollywood, in particolare quelli legati ai Fox Studios, dove King trascorse trentadue anni della sua carriera. La retrospettiva si concentra prevalentemente sulla produzione sonora del regista, ma comprende anche un classico e una rarità del periodo muto. 

A cura di Ehsan Khoshbakht 

Foto: State Fair di Henry King (1933)

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Ridateci Musidora!

Icona della cultura popolare, Irma Vep, capo di una banda di criminali in Les Vampires (1915) di Feuillade, era adorata dai surrealisti che in lei vedevano sia un’incarnazione del cinema stesso, sia la proiezione della più profonda verità dell’epoca. Fata moderna, ossessione ed enigma di carne, felina creatura della notte in aderente tuta nera, ombra seducente, elusiva e selvaggia, Irma Vep (anagramma di ‘vampire’) con i suoi ammalianti occhi neri e le sue forme sensuali ha reso immortale l’attrice Musidora. Ma che dire della donna che si celava dietro l’icona? Musidora fu, in ordine sparso, designer e pittrice di vaglia, saggista, romanziera e poetessa, madrina di guerra durante il primo conflitto mondiale, archivista cinematografica, attrice teatrale, cantante, mima e artista di varietà. Fu anche grande amica di Colette, che la definiva la sua ‘piccola Musi’, e diresse e interpretò le prime sceneggiature della scrittrice. Da regista indipendente, tra il 1921 e il 1923 Musidora scrisse, produsse, girò e interpretò in Spagna una trilogia intensamente personale. La ricostruzione lungamente attesa di Pour Don Carlos è l’occasione per celebrare l’artista e le sue tante vite, avventurose almeno quanto le gesta di Irma Vep, se non di più.

A cura di Emilie Cauquy e di Mariann Lewinsky

Foto: Les Vampires di Louis Feuillade (1915)

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“Siamo gli indigeni di Trizonia”:
l’invenzione del cinema della Germania Ovest, 1945‑49


Con la capitolazione dell’8 maggio 1945 la Germania diventa un territorio occupato privo di una vera e propria identità nazionale e bisognoso di un futuro. È presto evidente che quel futuro sarà duplice: la zona occupata dai sovietici è destinata a imboccare una direzione politico-economica, le zone occupate dagli americani, dagli inglesi e dai francesi un’altra; dal 1945 al 1948 queste ultime si fondono gradualmente in un’entità amministrativa denominata Trizona, sulle cui basi nascerà la Repubblica federale tedesca. Siamo gli indigeni di Trizonia (il titolo proviene da una canzone carnevalesca dell’epoca) documenta la produzione cinematografica di questa fragile creatura, produzione che nel 1956 la rivista “Das Schönste” definisce a posteriori “l’avanguardia del cinema tedesco del dopoguerra”. Definizione calzante: ne passerà, di tempo, prima che il cinema della Repubblica federale sappia eguagliare le invenzioni formali di Der große Mandarin (Karl Heinz Stroux, 1949) e di Herrliche Zeiten (Günter Neumann e Erik Ode, 1949-50). E il cinema tedesco (dell’Est come dell’Ovest) riuscirà mai a osservare i destini e le circostanze dell’esilio e del ritorno in patria con lo sguardo lucido e inflessibile di Lang ist der Weg (Marek Goldstein e Herbert Bruno Fredersdorf, 1948) o di Asylrecht (Rudolf Werner Kipp, 1949)? La rassegna si preannuncia piena di scoperte e di sorprese.

A cura di Olaf Möller

Foto: Film ohne Titel di Rudolf Jugert (1948)

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Sotto i cieli di Seul: l’epoca d’oro del cinema sudcoreano

La prima rassegna del Cinema Ritrovato dedicata al cinema sudcoreano è una rara occasione per scoprire le opere fondamentali che segnarono la rinascita di una delle cinematografie più influenti dell’Asia orientale. Fu negli anni Sessanta del secolo scorso che si fecero le ossa i primi registi-autori coreani, realizzando film immensamente popolari ma anche artisticamente audaci. Il temporaneo allentarsi della censura e le rigide limitazioni imposte all’importazione di film stranieri diedero un forte impulso alla produzione nazionale, e cambiarono per sempre il corso del cinema sudcoreano. La rassegna documenta i cambiamenti estetici, tecnologici e politici che diedero forma a quel movimento. Se il pubblico internazionale forse conosce già The Housemaid (1960) di Kim Ki-young e Aimless Bullet (1961) di Yu Hyun-mok, nel programma non mancheranno le opere di altri registi di rilievo quali Shin Sang-ok, Lee Man-hee e Kim Soo-yong, molte presentate in nuovi o recenti restauri.

A cura di Hyun Jin Cho e Minhwa Jung, in collaborazione con Korean Film Archive

Fot: Hanyo di Kim Ki-young (The Housemaid, 1961)

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Breve, violento e cattivo: il noir di
Felix E. Feist

Anche se per lui il cinema era un mestiere di famiglia, Felix E. Feist rimase sempre un cineasta fuori regola. Negli anni Venti suo padre era il responsabile commerciale della MGM, e Feist mosse i primi passi girando cinegiornali e film di viaggio. Malgrado il successo del suo primo film, Deluge (1933), che immaginava una New York sommersa e distrutta da un’onda anomala, trascorse il resto degli anni Trenta girando cortometraggi per la MGM. A partire dal 1947 si creò però una nicchia tutta sua nella marea di film noir che aveva travolto Hollywood. Gli asciutti thriller a basso costo dell’epoca gli servirono da modello per una serie di film innervati di verve e di violenza. Gli erano particolarmente congeniali i personaggi disperati costretti in spazi ristretti, come in The Devil Thumbs a Ride (1947) e The Threat (1949), del quale verrà presentato in anteprima un nuovo restauro. Il Cinema Ritrovato presenterà quattro cupi, originali e intensi capolavori noir di Feist.

A cura di Eddie Muller

Foto: The Devil Thumbs a Ride di Felix E. Feist (1947)

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Cinemalibero
50 anni del Fespaco

La sezione dedicata a film e restauri di paesi che a volte sfuggono ai radar della cinefilia festeggia quest’anno il 50° anniversario del FESPACO, il Festival panafricano del cinema e della televisione di Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso considerata anche la ‘capitale del cinema africano’. Fondato nel 1969 per promuovere la diffusione del cinema africano e lo scambio di idee e di esperienze tra i cineasti del continente, il FESPACO ha dovuto superare molti ostacoli prima di diventare una delle iniziative culturali più importanti e unificanti dell’Africa nonché il luogo per antonomasia in cui il cinema si è affermato come potente mezzo di espressione e di presa di coscienza politica. Sette programmi, nuovissimi restauri e raro materiale d’archivio: un’occasione unica per esplorare e riscoprire un continente che non abbiamo mai sentito così vicino a noi.

A cura di Cecilia Cenciarelli

Foto: La Petite vendeuse de soleil di Djibril Diop Mambéty (1999)

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Per ulteriori dettagli su queste retrospettive restate sintonizzati, riceverete presto altre notizie:

 

Jean Gabin – Non era forse il più grande? Se non ne siete ancora convinti questa nuova retrospettiva sulla star francese fa per voi!

Eduardo De Filippo – Sfidando tutte le categorie, Eduardo ha scritto (come drammaturgo, sceneggiatore, romanziere, poeta) e ha diretto (film e opere teatrali) con una sensibilità che potremmo considerare una definizione stessa dell’italianità. La retrospettiva dedicata ai film di questo personaggio fondamentale della cultura napoletana, da noi già omaggiata lo scorso anno, si preannuncia come un’ulteriore esplorazione del ricco patrimonio cinematografico partenopeo.

Youssef Chahine – Il gigante del cinema arabo verrà rivisitato grazie a nuovi restauri promossi dalla Cinémathèque française e dalla famiglia Chahine. Mai nella storia del cinema la narrazione classica si è coniugata così gloriosamente alle idee rivoluzionarie, all’indagine storica e all’osservazione di un microcosmo nazionale come nelle opere del ribelle del cinema egiziano.

William Fox presenta: riscoperte dalla Fox Film Corporation (parte 2) – Lo scorso anno Dave Kehr ha curato una selezione di piccoli capolavori misconosciuti prodotti per la serie “William Fox Presents” e diretti da alcuni dei più grandi nomi del cinema americano (Ford, Walsh, Borzage). Opere e cineasti ancor più sorprendenti vi aspettano nella seconda parte della rassegna dedicata alla Fox Film Collection del Museum of Modern Art e dell’UCLA Film and Television Archive.

16mm. Piccolo grande passo – Film politici, personali e sperimentali (tra i quali figurano opere di Margaret Tait, Maria Lassnig, Peter Hutton e Martha Coburn) proiettati nel loro formato originale, divenuto sinonimo di sperimentazione e libertà.

Georges Franju: il documentario oltre il reale – Co-fondatore della Cinémathèque française nel 1936, innovatore e memoria vivente della storia del cinema. Tra il 1948 e il 1958 Franju, prima ancora di passare al lungometraggio di finzione, realizzò con i suoi tredici documentari un corpus tra i più rilevanti dell’intero cinema francese.

 

E non dimenticate i nostri appuntamenti classici:

 

Ritrovati e Restaurati – Il meglio dei ritrovamenti e dei nuovi restauri provenienti da ogni parte del mondo.

Alla ricerca del colore dei film – Amati e spesso obsoleti formati a colori riscoperti in copie d’epoca e in nuovi restauri.

Cento anni fa: 1919 – Un viaggio nel tempo per ammirare alcuni dei film più belli e sorprendenti realizzati un secolo fa.

1899: cinema anno quattro – Il cinema delle origini è molto più di Méliès e delle imprese degli operatori Lumière in giro per il mondo. Venite a scoprire gli esperimenti sonori, gli home movies delle ricche famiglie borghesi aristocratiche e gli spettacolari 68mm della Mutoscope & Biograph realizzati in quest’ultimo anno dell’Ottocento.

Progetto Keaton – Il genio della comicità ritorna in nuovi restauri, con l’accompagnamento di musiche dal vivo.

Documenti e documentari – Film sul cinema e documentari classici riportati sul grande schermo.

Il Cinema Ritrovato Kids – Film e laboratori per il pubblico più giovane e più curioso.

Lezioni di cinema – Cineasti leggendari, esperti di restauro e grandi storici del cinema condividono le loro storie con il pubblico.

Il Cinema Ritrovato DVD Awards – Le migliori uscite dell’anno scelte da una giuria internazionale.

Mostra mercato dell’editoria cinematografica – Un’allettante raccolta di libri di cinema, di manifesti e di DVD. Lasciate un po’ di spazio in valigia!

 

Come sempre Il Cinema Ritrovato vuole essere un festival dedicato alla riflessione; una sospensione della familiare percezione del tempo e dello spazio durante la quale si intersecano gloriosamente il presente, il passato e il futuro. Speriamo che Il Cinema Ritrovato XXXIII sappia offrirvi l’eleganza rilassata di una commedia di Lubitsch e la ruvida eccitazione di un western di Samuel Fuller, e che sia pervaso dall’inarrestabile flusso di gioia ed esuberanza del cinema di Fellini. Contiamo di incontrarvi sotto i portici di Bologna, mentre correte a godervi il prossimo film in programma.

 

Cecilia Cenciarelli, Gian Luca Farinelli, Ehsan Khoshbakht e Mariann Lewinsky

Direttori de Il Cinema Ritrovato